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Molti i bambini colpiti dalla sindrome influenzale, alcuni in forme anche gravi
Perugia, 19 febbraio 2025 – Mandare a scuola un bambino raffreddato, che tossisce con insistenza o addirittura con qualche linea di febbre indubbiamente è una scelta comoda per evitare problemi organizzativi, soprattutto quando i genitori lavorano e non possono contare sull’aiuto dei nonni, ma è una decisione che rischia di compromettere la salute del proprio figlio e di tutto il sistema scolastico.
In questi giorni in cui si registra un elevato picco dell’influenza, il tormentone torna alla ribalta. I comportamenti un po’ troppo disinvolti di mamma e papà hanno infatti innescato, soprattutto alle elementari e alle medie, una serie di contagi a catena. Succede così che in molte scuole si sono ammalati uno dietro l’altro anche tanti altri ragazzini, gli insegnanti e il personale di servizio. E c’è di più: in molti casi quando il dirigente contatta la famiglia per segnalare che il figlio non sta bene e che è salita la febbre, procedura tra l’altro imposta dalla normativa, il messaggio rimane inascoltato e nessuno si presenta a scuola per riportare il bambino a casa.
“Le assenze prolungate di interi gruppi di alunni – racconta una maestra del Comprensivo Perugia 8 - possono influire sul rendimento scolastico, creando disagi a noi docenti e alle altre famiglie”.
“La scuola – sostiene il preside Fabio Gallina del Comprensivo Perugia 5 – è un ambiente in cui i bambini trascorrono diverse ore a stretto contatto e diventa un terreno fertile per la diffusione dei virus. Un alunno malato può far sì che l’intera classe, e persino gli insegnanti e il personale scolastico, vengano esposti all’infezione. Non dare peso a queste regole di buon senso vuol dire non avere rispetto e responsabilità, perché proteggere la salute dei nostri figli significa proteggere anche quella degli altri. Capiamo - prosegue il dirigente – che in molti casi le famiglie hanno seri problemi di lavoro e non possono contare su alcun aiuto. Ma non per questo la deve scontare la comunità scolastica”.
Che fare dunque? Quali strumenti hanno in mano i capi d’istituto per arginare questo inconveniente, in un’era in cui non è più obbligatorio presentare il certificato medico di avvenuta guarigione? “Il fenomeno c’è da parecchio tempo – osserva il preside Federico Ferri del Comprensivo Perugia 7 - . Noi raccomandiamo ai genitori di non mandare i ragazzi se non stanno bene, ma più di così non possiamo fare. Il vero problema però è un altro: il calo delle iscrizioni. Noi siamo a meno 30%. Non si fanno più figli. Culle vuote anche in casa degli stranieri. Di questo passo più dell’influenza sarà la denatalità a decimare le aule”.