
La presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti
Perugia, 7 aprile 2025 – “Se nascevi in India eri sacra”. E ancora: “Viscida, infame”. Oltre a minacce fisiche, accuse di corruzione e messaggi di scherno sul suo aspetto fisico. Il bersaglio è Stefania Proietti, presidente della Regione Umbria. E’ stata lei, attraverso un post su Facebook, a pubblicare le valanghe di insulti che le arrivano quotidianamente attraverso i social, una campagna d’odio che lei stessa ha voluto rendere pubblica e che potrebbe avere ripercussioni anche in tribunale. Insulti che in base a quanto si apprende sono stati registrati dopo l'avvio del dibattito legato alla manovra finanziaria della Regione per il disavanzo nel bilancio della sanità.
La stessa Proietti ha annunciato che domani, lunedì 7 aprile, presenterà una denuncia alla polizia postale. Intende inoltre chiedere, appena noti gli autori, risarcimenti danni per tutelare immagine, reputazione e onorabilità, sua e dell'Ente, un risarcimento che, annuncia ancora Proietti, sarà devoluto in beneficenza.
"C’è chi ha pensato di rappresentarmi con il dito medio alzato. Chi ha voluto ridurmi a una caricatura con minigonna, smalto e scollatura. Chi mi chiama “la rossettata”. Chi mi ha chiamata “lady tax” – scrive Proietti sui social – con l’intenzione di sminuirmi e deridermi. E poi ancora: naso da Pinocchio, odio, volgarità, aggressività gratuita. Tutto questo non riguarda me. Io, per fortuna, ho le spalle larghe. Ma riguarda le tante giovani donne che stanno pensando, oggi, di impegnarsi in politica. Riguarda le nostre figlie e i nostri figli. Perché se questo è il prezzo che una donna deve pagare per il solo fatto di esporsi, di metterci la faccia, di avere idee, allora abbiamo un problema. Questo tipo di linguaggio non è mai stato usato contro colleghi uomini”.
"Ricominciamo a dare un valore alle parole. Perché è dal linguaggio – prosegue – che inizia la violenza. È dalle parole che si autorizza la cultura dell’odio, la discriminazione, l’aggressione. E il passo dalle parole ai gesti – anche i più estremi, come i femminicidi – è breve. Terribilmente breve. È per questo che dobbiamo fare muro. Tutte e tutti insieme. Per dire che no, non è normale. Non deve essere tollerato. Che una donna non può, non deve, essere insultata o derisa solo perché fa politica, solo perché è libera, solo perché è donna. Io non mi fermo. E continuo a metterci la faccia. Anche per chi, oggi, ha paura di farlo”.