
I giudici della Corte dei conti dell’Umbria (presieduta da Carlo Floreani) hanno condannato il professionista al pagamento di 267mila euro all’Asl 1
Un medico, all’epoca dei fatti dipendente dell’Usl 1 e in servizio all’ospedale di Todi, è stato condannato dalla Corte dei conti, al pagamento di 267mila euro all’azienda sanitaria che aveva dovuto risarcire a sua volta una paziente per un intervento. Nel corso dell’operazione, secondo l’accusa, il medico avrebbe operato "non attendendo gli esiti dell’esame istologico ed eseguendo un intervento fortemente demolitivo e non necessario, in assenza di elementi di urgenza". In sostanza, secondo i giudici contabili che ne hanno riconosciuto la colpa grave, il professionista "non ha omesso di disporre i controlli e gli accertamenti doverosi per la formulazione della diagnosi, bensì, pur avendoli richiesti, ha formulato la diagnosi e agito senza attenderne gli esiti, vanificandone, quindi, il risultato e, di fatto, agendo come se avesse omesso di richiederli".
L’episodio risale al 2009, quando una paziente era stata ricoverata per un intervento chirurgico per la "supposta presenza di una neoplasia rettale bassa infiltrante". Diagnosi che, ricostruiscono i giudici, era stata fatta, con una colonscopia. La paziente era stata sottoposta ad altri accertamenti che escludevano la presenza di neoplasie. Allo stesso modo, gli esiti della biopsia fatta in concomitanza con la colonscopia, che "escludevano la presenza di una neoplasia, diagnosticando, invece, un piccolo polipo benigno" e un’estesa infiammazione, sarebbero arrivati tre giorni dopo l’intervento già eseguito. La paziente, risarcita, lamentava di essere stata sottoposta a un intervento estremamente invasivo prima che ne fossero accertate necessità e urgenza.