Tra gli osservatori inviati dall’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per monitorare le elezioni presidenziali Usa, c’è anche un perugina, Renata Tardioli, che insieme ad altri 80 colleghi ha valutato il rispetto degli standard internazionali durante le operazioni di voto appena concluse.
Renata, come è iniziata la sua carriera?
"La mia carriera nel campo del monitoraggio elettorale a livello internazionale è iniziata nel 1992. Ho lavorato con le Nazioni Unite in Cambogia nell’ambito del programma di ricostruzione del paese che usciva devastato del genocidio dei Khmer Rossi e invasione vietnamita e che comprendeva anche l’organizzazione delle prime elezioni libere nel Paese. Da allora ho lavorato in più di 50 paesi in tutto il mondo compreso il Sud Africa, La Liberia, Le Maldive, il Peru e l’ Azerbaijan con varie organizzazioni internazionali compreso l’Unione Europea, le Nazioni Unite e l’Osce".
Come è finita a fare l’osservatore per questo importantissimo appuntamento elettorale?
"Le elezioni Usa sono considerate ‘top elections’ per l’alta posta in gioco: ha avuto peso la mia esperienza trentennale".
Quali sono i compiti di un osservatore? E che poteri ha?
"L’osservatore deve valutare la rispondenza del processo elettorale con gli standard democratici internazionali sanciti da convezioni internazionali di cui il paese ospitante è signatario oppure ratificate dal paese ospitante. Operiamo con imparzialità e neutralità e non abbiamo poteri di intervento negli affari interni del paese. Il nostro unico strumento - oltre la diplomazia nel rapporto con le autorità locali - la redazione del rapporto che viene poi presentato al governo ospitante".
In che Stato ha lavorato?
"Ho avuto la fortuna di lavorare in Arizona dove sono stata per 6 settimane. Oltre ad essere un paese bellissimo è uno degli ‘swing states’ che decidono l’esito elettorale".
I grandi elettori nominati dai singoli Stati membri hanno sancito la vittoria di Trump alla presidenza degli Stati Uniti (e di Vance alla vice presidenza) con 295 voti: ci racconti la sua esperienza...
"Operando in uno swing state oltre ad incontri con le autorità locali ho avuto l’occasione di assistere a vari comizi elettorali compreso quelli della Harris, di Trump e dei loro vice, oltre ad incontrare Bill Clinton.
Come è stato l’impatto con i due candidati Trump e Harris? "Molto potente. Suscitano grande emozione nel pubblico. Anche se in maniera diversa, più empatica la Harris e più esaltante Trump. Entrambi dotati di grande energia. Mi ha colpito il discorso finale della Harris che di fronte ad una platea in lacrime e anche lei molto provata per l’estenuante campagna elettorale e la bruciante sconfitta ha accettato i risultati elettorali, annunciando una transizione pacifica che superi divisioni e rivalità e dichiarando che continuerà a lottare per i diritti di tutti e che “solo nel buio più profondo si vedono le stelle“. Un discorso di grande maturità politica e compassione per le minoranze e comunità emarginate".
Il vostro è un incarico delicato, soprattutto dopo le accuse di brogli e frodi sollevate da Trump nel 2020: ha vissuto momenti di tensione?
"Il clima elettorale americano è sempre caratterizzato da forti tensioni e questo non ha fatto eccezione. Noi osservatori non abbiamo avuto nessuna minaccia diretta, ma per partecipare ai comizi bisogna sottoporsi ad un accurato controllo dei servizi segreti armati fino ai denti, e può essere un po’ inquietante". Renata, la sua è stata un’esperienza particolare: ci sarà un seguito?
"Appena rientrata da Washington partirò con l’Unione Europea per il Ghana dove a dicembre si terranno le elezioni".
Silvia Angelici