
Lo scienziato statunitense Eric Kandel, 90 anni, a Perugia. Nel 2000 ha ricevuto il Nobel
Perugia, 27 settembre – «Per avere novanta anni non mi lamento della mia memoria, ma ammetto di dover ringraziare a questo punto anche mia moglie che mi ricorda le cose». Il professor Eric Kandel, Premio Nobel per la medicina nel 2000 proprio per aver scoperto come fanno “i neuroni a parlarsi”, ha un sorriso contagioso sulle labbra e un brillante senso dell’umorismo. È lo scienziato che ha cambiato il corso della storia nelle neuroscienze. Lui, la risposta di quel “dialogo” tra neuroni l’ha trovata studiando una piccola lumaca: l’Aplysia californica, ed ha poi esteso quell’intuizione al cervello umano. «Adesso che sono vecchio però – scherza – , più che le poptenzialità della memoria mi interessa conoscerne i limiti». Professore lei ha passato una vita a studiare i meandri della nostra mente, ma come funziona il cervello? «Passiamo la vita a immagazzinare informazioni ma gran parte del processo è inconsapevole. Il nostro apprendimento è, soprattutto, implicito. A breve terrò una lectio magistralis nella sala del rettorato, ma pochissimi dei miei colleghi si ricorderanno quello che dirò» Parlerà di perdita della memoria, ma qual è il segreto per tenerla in vita e salvarla dall’oblio legato all’età? «Stare in mezzo alla gente, fare volontariato, camminare, camminare e camminare. Le nostre ossa, quando facciamo una passeggiata, rilasciano un ormone fondamentale per il nostro cervello. E poi tenerlo in attività, imparare le lingue e nuove abilità». Cosa succede al nostro cervello quando diventiamo anziani? «Si indebolisce perché subiamo delle perdite in aree come l’ippocampo che hanno il compito di “archiviare” i ricordi». Cosa può fare la scienza per arginare le patologie come l’Alzheimer? «La ricerca lavora a braccetto con la medicina, molto duramente, per combattere questi disagi e conoscere più a fondo le cause delle patologie legate alla memoria. Oggi le malattie sono molto più diffuse perché viviamo di più rispetto a cinquanta anni fa». Un’altra frontiera di studi è quella sull’iper-memoria come dimostra l’analisi del Professor Valerio Santangelo dell’Università di Perugia, cosa ne pensa? «È impressionante vedere che esistono persone in grado di ricordarsi ogni minimo dettaglio della loro esistenza. Per anni ci siamo basati su soggetti che avevano problemi di memoria per capire come funziona il cervello. Ma questa frontiera può aprirci nuove strade». Ma quando ricordare troppo diventa un problema? «Quando ci si dimentica delle cose importanti – ride – e si ricordano solo le cose stupide». Qual è il suo messaggio per i giovani ricercatori europei? «Capisco che il momento non è semplice, ma mi vengono in mente davvero pochi lavori soddisfacenti come una carriera nel mondo della ricerca».