La “Casa del Giovane“ compie settant’anni

Straordinaria opera solidale di don Mario Baciarelli ricordata con una serie di appuntamenti.

La “Casa del Giovane“ compie settant’anni

Don Mario Baciarelli, parroco di Piediluco, fondatore della “Casa del Giovane“che in 70 anni ha ridato speranze a centinaia di ragazzi

TERNI Settanta anni fa, dalla felice intuizione di don Mario Baciarelli, a Piediluco prendeva vita la “Casa del Giovane”, esempio grande di carità, generosità e dedizione ai bisognosi, nell’accogliere i bambini senza famiglia e senza casa, orfani e comunque non seguiti dai loro genitori. Almeno 1200 i ragazzi assistiti dalla struttura. La ricorrenza sarà celebrata domani alle 9 con il convegno “Un sogno diventato realtà”, all’Hotel del Lago a Piediluco. Interverranno don Salvatore Ferdinandi, vicario generale della Diocesi, che parlerà di “Don Maro Baciarelli tra fede e impegno sociale”, Alberto Antonini, psichiatra e psicoterapeuta, sul tema “La psichiatria a Terni: la Casa del Giovane modello di integrazione ed inclusione per la salute mentale”, Massimiliano Minelli, antropologo, su “Territori e contesti di cura”. Altro momento celebrativo sabato alle 16 all’Auditorium Santa Maria del Colle con il concerto dell’associazione MirabilEco. Le celebrazioni si concluderanno sabato 12 alle 18 con la messa in memoria del fondatore della comunità della Casa del Giovane, don Mario Baciarelli, al il santuario di San Francesco a Piediluco, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu.

"Don Mario fu parroco per alcuni decenni a Piediluco e soprattutto fondatore nel 1954 della Casa del giovane - ricorda la Diocesi –; aprì la sua canonica e, poiché questa era piccola, la ingrandì acquistando un rudere adiacente, ricostruendolo per adattarlo ad ospitare i ragazzi. Furono creati i laboratori per l’avviamento al lavoro, la cooperativa Santo Stefano per gli inserimenti lavorativi, tanti bambini e ragazzi trovarono cibo, conforto e quelle opportunità che gli permisero di diventare adulti. Nel 1978vennero accolti i pazienti che venivano dimessi dagli ospedali psichiatrici". L’attività oggi continua con la coop sociale Tabor.