
I proprietari dei terreni resi edificabili con il piano regolatore annullato dal Tar dell’Umbria e dal Consiglio di Stato e poi sanato con delibera di consiglio comunale del 2014 non dovranno pagare l’Imu chiesta dal Comune. A stabilirlo è stata la Suprema Corte di Cassazione, Sezione Tributaria Civile, che ieri ha chiuso definitivamente una vicenda che ha visto coinvolti tanti spoletini.
I contenziosi ancora aperti dinnanzi alla commissione tributaria provinciale e regionale sono ancora numerosi, ma il caso di una cittadina, seguita dall’avvocato Ascanio Parente, è il primo in cui si è pronunciata la Corte di Cassazione che sancisce l’illegittimità dell’imposta Imu applicata nello specifico caso. La proprietaria dei terreni divenuti edificabili con il piano regolatore aveva presentato ricorso contro l’accertamento Imu del comune, accolto prima dalla commissione tributaria Provinciale poi da quella Regionale. Ebbene il Comune ritenendo di aver agito nel rispetto delle norme vigenti si era appellato alla Suprema Corte con la speranza di ribaltare la decisione della Commissione Tributaria. L’ente pubblico, infatti, sosteneva che, grazie alla delibera sanante del 2014, era comunque legittimato applicare l’imposta IMU anche ai terreni resi edificabili con il piano regolatore annullato. Alla fine la Corte ha stabilito che la delibera sanante non è valida per ciò che concerne i tributi e di conseguenza l’IMU che nello specifico caso il comune aveva applicato con la retroattività rispetto al 2014.
"Alla deliberazione di sanatoria al Prg del consiglio comunale di Spoleto – si legge nel dispositivo della sentenza – non deve riconoscersi effetto retroattivo in relazione al rapporto tributario, risalente alla pregressa annualità di imposta (2008)". La Corte quindi ha rigettato il ricorso del Comune condannandolo anche al pagamento delle spese processuali per un importo di 1400 euro.
D. M.