Nascere, lavorare, spostarsi, avere una certa speranza di vita. Cosa hanno in comune queste azioni? Tutte sono oggetto d’indagine della demografia, la scienza che studia la popolazione. Ad esempio, quando sentiamo parlare di “inverno demografico”, si fa riferimento a qualcosa di molto concreto, cioè il calo delle nascite che colpisce il nostro Paese. Al contrario, il “boom demografico” è la forte crescita degli abitanti che si registra in alcune aree del pianeta, come l’India o la Nigeria. È una storia antica: fin dai tempi dell’Impero romano esistevano i censimenti, cioè il conteggio di uomini e beni. Oggi possiamo fare affidamento su tanti indici diversi: dalla natalità alla mortalità, passando per il saldo migratorio. Poi ci sono strumenti per analizzare l’economia, come il PIL (prodotto interno lordo) che misura i soldi di uno Stato. Oppure l’ISU (indice di sviluppo umano) che rileva il benessere dei cittadini. Infine, il coefficiente di Gini viene usato per scoprire le disuguaglianze tra le persone. Quest’ultimo ci dice che il divario tra ricchi e poveri sta crescendo in ogni parte del mondo. E, purtroppo, esistono differenze difficili da superare: una riguarda la distanza, in termini di opportunità e stipendio, tra uomini e donne. Ce ne ha parlato anche Pizzoni e non è un problema solo del passato. Come poter sistemare le cose? Tocca a noi: fare buon uso dei dati a nostra disposizione, è il primo passo per costruire una società più equa e giusta.
CronacaLa demografia? Aiuta a costruire la società di domani