"La faglia interessata dalla scossa di ieri è quella della Val Tiberina che resta attiva e che storicamente ha raggiunto un massimo di 5,9 della scala Richter". A illustrare il quadro è Alessandro Sabatini, dell’Osservatorio Bina di Perugia, che spiega "come l’accellerazione massima al suolo cioè la zona che ha subìto il maggior movimento, sia stata quella di Perugia insieme a Città di Castello. E’ probabile che ci siano scosse di assestamento anche importanti nelle prossime ore e nei prossimi giorni".
La memoria di tutti ieri è tornata al sisma del 2016, e, prima, a quello del ‘97. Senza dimenticare quello del 1984: la mappa della sismicità preparata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia indica che risale al 29 aprile di quell’anno, con magnitudo 5.6 e che interessò tutta l’Umbria settentrionale. Tra le località più danneggiate, Assisi, Gubbio, Perugia Città di Castello e proprio Umbertide. Ma dieci anni fa – nel 2013 – Città di Castello fu attraversato da un lungo sciame sismico, di bassa intesnità, che durò qualche mese.
Quella colpita comunque "è una zona che ha una sismicità storica e recente importante", ha spiegato ancora il direttore dell’Osservatorio dell’Ingv, Salvatore Stramondo. È possibile dire al momento che "il terremoto è avvenuto in un’area nella quale il meccanismo è quello estensionale, tipico della zona degli Appennini", una sorta di ‘stiramentò della crosta terrestre in corrispondenza dell’Appennino con un conseguente allargamento dell’Italia Centrale".
Michele Nucci