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La giustizia riparativa : "Qui vince la mediazione"

Il tema è stato al centro del progetto “Semi di carità“. Percorso che ha portato anche all’inserimento di due detenuti tra gli operatori delle Opere segno.

La giustizia riparativa : "Qui vince la mediazione"

Un momento del convegno Caritas sulla giustizia riparativa

"La giustizia riparativa è un modo di vedere i rapporti fra le persone. Un meccanismo con il quale non si cerca di ottenere la punizione dell’autore del reato ma piuttosto di risanare quel legame con la società spezzato dal fatto criminoso. Si instaura così un contatto diretto tra offeso e offensore, il quale permette al primo di esprimere i propri sentimenti ed emozioni in relazione alla lesione subita, e al secondo di responsabilizzarsi". Concetti emersi dal convegno promosso dalla Caritas sul tema “Giustizia riparativa e la prospettiva delle comunità locali: la matrice culturale e normativa alla base del paradigma“, al quale hanno preso parte, tra gli altri, la presidente dello European Forum for Restorative Justice, Patrizia Patrizi e il direttore della Caritas, don Marco Briziarelli

Quale dunque il ruolo e la portata morale della giustizia riparativa? "L’aspetto centrale - spiega Patrizi - è il danno, quelle che sono le conseguenze per le persone. Importante focalizzarsi sulla risposta ai conflitti: se nell’ottica repressiva si viene puniti per un torto o un illecito fatto, per la giustizia riparativa un torto, un illecito produce sofferenza alle persone e, quindi, l’obiettivo è quello di non allontanare chi ha commesso quel torto, ma far sì che le parti, aiutate da un mediatore, possano parlare liberamente, trovare il modo per “riparare“ le conseguenze di quello che è avvenuto. Io credo che le nostre comunità abbiano bisogno di questo a tutti i livelli. La comunità non è un’entità astratta, è fatta da ciascuno di noi e sarebbe importante ragionare sul fatto che un danno può avvenire, ma possiamo anche sanarlo". "E’ chiaro che il paradigma riparativo - aggiunge don Briziarelli – non sostituisce il sistema di giustizia tradizionale ma lo integra, offrendo soluzioni, meno stigmatizzanti, che mirano a costruire relazioni e comunità più forti e resilienti". L’incontro rientrava nell’ambito del progetto “Semi di Carità“. "Un progetto - ha riferito il referente Alfonso Dragone – che fa parte di un percorso piuttosto articolato, compreso l’inserimento di due detenuti tra gli operatori delle Opere segno della Caritas".

Silvia Angelici