SILVIA ANGELICI
Cronaca

La guerra, gioco che non ci piace. Voci dei bambini, paura e sogni

Abbiamo scelto alcune lettere dal libro Al di là del muro: racconti di piccoli profughi palestinesi. CLASSE V B DEL COMPRENSIVO PERUGIA 12 (PONTE SAN GIOVANNI).

L’atrocità della guerra vista con la matita dei bambini

L’atrocità della guerra vista con la matita dei bambini

Guerra: una parola che sentiamo spesso. Ma cosa significa per un bambino? Come cambia il suo mondo quando i giochi lasciano il posto alle sirene, alle esplosioni, alla paura? Secondo l’UNICEF, nel 2022 circa 468 milioni di bambini vivevano in zone di conflitto. A Gaza, dopo il 7 ottobre 2023, sono morti più bambini che in tutte le guerre del mondo in un anno. Noi della 5B vogliamo dare voce a questi bambini, raccontando storie di guerre passate e presenti. In classe abbiamo scelto alcune lettere dal libro “Al di là del muro“ di Stefano Apuzzo, testimonianze di piccoli profughi palestinesi. Aya, 13 anni, sogna di insegnare nonostante le difficoltà. Majd, 12 anni, porta il peso della storia della sua famiglia, esiliata dal proprio villaggio. Sarah, 11 anni, vorrebbe diventare pediatra per curare i bambini feriti. Ma tutti sognano la libertà. Dare voce a queste testimonianze è un atto di giustizia. Nel 1988, la scrittrice Litsa Bondalika chiese a due ragazze, Marvert, palestinese, e Galit, israeliana, di scriversi. Nonostante appartenessero a popoli nemici, le loro lettere dimostrarono che l’amicizia può superare ogni barriera.

Recentemente abbiamo incontrato Luigino Ciotti, scrittore e giornalista, che porta nelle scuole la testimonianza del padre, giovane prigioniero dei tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. I suoi racconti mantengono viva la memoria di un passato di paura e privazioni. Nei Balcani, i conflitti degli anni ’90 hanno spezzato vite e certezze. Marija, oggi adulta, a sette anni ha vissuto la guerra: le notti nei rifugi, il rombo dei bombardamenti, la fuga da casa. Suo padre fu ferito, suo zio deportato, un cugino morì a soli diciassette anni. Nonostante qualche spiraglio di speranza offerto dagli aiuti internazionali e da un soggiorno in Ungheria, le ferite restano. Ancora oggi, sirene e fuochi d’artificio scatenano in lei attacchi di panico. Dietro ogni guerra c’è un bambino che merita pace, non paura.

Oggi, come allora, in Ucraina e in Medio Oriente, la guerra continua a stravolgere vite: scuole chiuse, case distrutte, il suono incessante delle sirene che scandisce giornate di terrore. Se solo ogni bambino potesse crescere in un mondo in cui i conflitti si risolvono con il dialogo… Riusciremo mai a cambiare il destino dei nostri sogni? Un invito a non dimenticare e a lottare per un futuro di pace. E ai bambini dei territori dilaniati dalle guerre diciamo che devono credere nei loro sogni e nel bene che esiste, senza dividere le persone per etnia o colore della pelle.