REDAZIONE UMBRIA

La lotta contro la leucemia. Il trapianto da donatori familiari guarisce tre pazienti su quattro

I risultati dell’attività della Struttura complessa di Ematologia e trapianto del midollo osseo di Perugia presentatati congresso della Società Americana di Ematologia. E i numeri sono incoraggianti.

Da sinistra: Francesco Zorutti e Gaetano Cimino,. Antonio Pierini e Maria Paola Martelli

Da sinistra: Francesco Zorutti e Gaetano Cimino,. Antonio Pierini e Maria Paola Martelli

Il 75% dei pazienti con leucemia acuta mieloide trapiantati da donatori familiari guariscono: Antonio Pierini, professore associato in servizio presso la struttura complessa di Ematologia e trapianto di midollo osseo dell’Università degli studi e dell’azienda ospedaliera di Perugia, è stato invitato a relazionare al 66/o congresso della Società americana di ematologia tenutosi recentemente San Diego (Usa), sul dibattuto e rilevante tema della "Prevenzione della recidiva leucemica dopo il trapianto di midollo".

Pierini ha condiviso con la comunità scientifica internazionale gli aspetti più innovativi della piattaforma trapiantologica in uso presso il Centro trapianti attivo a Perugia e gli "straordinari - sottolinea l’Ateneo - risultati ottenuti". Il ricercatore ha sottolineato come ben il 75% dei pazienti affetti da leucemia acuta mieloide ad alto rischio e trapiantati da donatori familiari parzialmente compatibili sono guariti, e ha osservato come tale percentuale di guarigione sia nettamente superiore a quella nei centri europei e nord americani, dove si registra un valore intorno al 50%.

"Il risultato è legato in gran parte alla bassissima incidenza di recidive - spiega il ricercatore - ottenuta grazie all’ impiego, suggerito dai modelli sperimentali prevalentemente condotti dalla dottoressa Loredana Ruggeri, di un’innovativa composizione del materiale trapiantato, ovvero fatto con cellule staminali purificate associate a cellule T-regolatorie e linfociti T-convenzionali".

"Si tratta - prosegue il professor Pierini - di una vera e propria terapia cellulare di precisione capace di esercitare una potentissima azione antileucemica. Un tipico esempio di medicina traslazionale, dove i risultati della ricerca vengono trasferiti dal laboratorio al letto del paziente".

"L’altra arma vincente - continua Pierini - è costituita dall’impiego della strumentazione di radioterapia elicoidale utilizzata dalla sezione di radioterapia oncologica, diretta dalla professoressa Cynthia Aristei per trattare il paziente immediatamente prima del trapianto, con il fine di facilitarne l’attecchimento e contribuire alla distruzione delle cellule leucemiche residue. Grazie a questo strumento, infatti, è possibile irradiare tutte le ossa con una dose di raggi ridotta, causando un minore danno agli organi e ai tessuti sani e una inferiore tossicità dell’intera procedura trapiantologia, così da consentire l’estensione del trapianto salva-vita anche a pazienti di 60-70 anni".

Al medesimo congresso, i medici in formazione specialistica. Francesco Zorutti e Gaetano Cimino hanno presentato, rispettivamente, i promettenti risultati preliminari dell’applicazione dei nuovi protocolli di radioterapia con dosi aggiustate nel trapianto a pazienti con leucemia acuta ad alto rischio, e l’importanza della caratterizzazione genetica al fine di realizzare una diagnosi di precisione in grado di predire la risposta a specifiche terapie, così da ottenere un trapianto di successo. Nel 1985 - ricorda una nota dell’università - fu effettuato il primo trapianto di midollo osseo da donatore familiare compatibile. Negli anni ‘90 per la prima volta si dimostrò come fosse clinicamente fattibile il trapianto da donatore familiare parzialmente compatibile.