GIOVANNI CAPECCHI *
Cronaca

La memoria di Cefalonia. Venturi, la storia e la verità

Cento anni fa nacque lo scrittore che fece aprire un’inchiesta in Germania. Una grande produzione: dai romanzi sulla civiltà contadina alla Resistenza.

Cento anni fa nacque lo scrittore che fece aprire un’inchiesta in Germania. Una grande produzione: dai romanzi sulla civiltà contadina alla Resistenza.

Cento anni fa nacque lo scrittore che fece aprire un’inchiesta in Germania. Una grande produzione: dai romanzi sulla civiltà contadina alla Resistenza.

Il 21 aprile del 1925 Marcello Venturi nasceva nella stazione ferroviaria di Querceta (Seravezza). Il padre, ferroviere di idee antifasciste, era stata trasferito in una piccola stazione secondaria negli anni del nascente regime mussoliniano.

La nascita di Venturi, cento anni fa, si lega così ad un luogo di fondamentale importanza per la sua attività di scrittore. In molte sue pagine, infatti, racconta di treni, di viaggi fatti o soltanto sognati, tra realismo e dimensione metaforica: basterebbe ricordare, a questo proposito, il titolo del libro che pubblica nel 1956 nella collana I gettoni diretta da Elio Vittorini (Il treno degli Appennini) o quello del romanzo Più lontane stazioni (1970). Se Querceta è il luogo di inizio del percorso esistenziale di Venturi, le altre tappe principali della sua vita sono rappresentate da Pistoia (dove frequenta l’Istituto magistrale e dove fugge da Parma all’indomani dell’8 settembre 1943, per non dover indossare la camicia nera della Repubblica Sociale di Salò), Milano (dove vive tra il 1948 e il 1960, giornalista e poi direttore della terza pagina dell’Unità) e la villa di Campale, nel Comune di Molare: è in questo luogo, nel basso Monferrato, che si trasferisce nel 1960, dopo aver sposato la scrittrice Camilla Salvago Raggi.

Venturi ha dedicato la vita alla scrittura, dall’esordio sul Politecnico di Vittorini nei primi mesi del 1946 al libro All’altezza del cuore, arrivato in libreria nell’aprile del 2008, proprio al momento della sua morte, avvenuta nel giorno dell’ottantatreesimo compleanno. Tra queste due date, una ventina di libri, sempre ispirati da una ben precisa idea di letteratura: capace di raccontare le storie degli ultimi, dei dimenticati, di quelli che Venturi definiva "poveri cristi", impegnata a colmare alcuni vuoti della storia, ispirata ai principi etici della giustizia e della libertà.

I momenti essenziali della sua attività di scrittura sono rappresentati, in particolare, dai numerosi racconti scritti nel secondo dopoguerra, sull’esperienza del conflitto e sulla Resistenza, dai romanzi dedicati al tramonto della civiltà contadina in Monferrato (a partire da Il padrone dell’agricola, del 1979) ma, soprattutto, dai due libri usciti nel 1962 e nel 1963: L’ultimo veliero, che Italo Calvino volle pubblicare nei Coralli einaudiani, dedicato a vecchi marinai di un ospizio di Viareggio che decidono di riprendere le vie del mare, e Bandiera bianca a Cefalonia, che per la prima volta ha riportato all’attenzione del mondo la strage di migliaia di soldati e ufficiali italiani sull’isola greca, nel settembre del 1943.

L’uscita di Bandiera bianca a Cefalonia fece anche aprire un’inchiesta in Germania (archiviata dopo alcuni anni) contro gli ufficiali tedeschi responsabili della strage. Del romanzo, tradotto in undici diversi paesi (ma non in Germania) e oggi disponibile negli Oscar Mondadori, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini sintetizzò nel 1976 il senso in una frase che vale la pena di ricordare: "Forse in poche circostanze come in questa, la poesia ha veramente servito la storia e la verità".

*Docente di Letteratura italiana all’Università

per Stranieri di Perugia