La relazione della Dia. Mafie pronte a farsi avanti nel territorio dell’Umbria

Il focus investigativo sul primo semestre 2023 esclude "forme di radicamento" ma vede camorra e ’ndrangheta "attente a cogliere eventuali opportunità".

La relazione della Dia. Mafie pronte a farsi avanti nel territorio dell’Umbria

La relazione della Dia. Mafie pronte a farsi avanti nel territorio dell’Umbria

"Proiezioni" di ‘ndrangheta e camorra, infiltrate nel tessuto imprenditoriale locale ed "attente" a cogliere eventuali opportunità economico-finanziarie con il fine di riciclare capitali illeciti, secondo le indagini condotte sulla criminalità organizzata in Umbria. E’ quanto emerga dalla relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia) al Parlamento sull’attività svolta nei primi sei mesi del 2023. Nel documento si rileva comunque che il territorio umbro è caratterizzato da un fiorente tessuto economico-produttivo e "non evidenzia forme di radicamento stabile di strutture criminali di tipo mafioso". Focus della Dia sui penitenziari di Terni e Spoleto: "La presenza delle case di reclusione di Spoleto e Terni ha favorito, nel corso degli anni, l’insediamento in quei territori di interi nuclei familiari, di origine calabrese e campana, imparentati con i soggetti ristretti in regime detentivo speciale".Nell’ambito delle iniziative di contrasto all’infiltrazione della criminalità organizzata nella regione, anche in considerazione dei numerosi fondi pervenuti per la ricostruzione post terremoto del 2016 e per quelli che stanno arrivando per i progetti del Pnrr, il 15 febbraio 2022 - viene ricordato nella relazione - è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Prefettura e la Procura di Perugia al fine di rafforzare la prevenzione e il contrasto della criminalità mafiosa mediante congiunte attività di monitoraggio. Il prefetto ha così emesso tre provvedimenti antimafia interdittivi nei confronti di società (risultate operare nei settori del commercio di auto e di abbigliamento, nonché nel servizio di bar e ristorazione) sul conto delle quali - viene spiegato - sono stati rilevati "sintomatici elementi di condizionamento mafioso". Uno è stato emesso per prevenire tentativi di infiltrazione da parte della ‘ndrangheta e uno della camorra. L’azione di contrasto alle organizzazioni criminali è stata perseguita anche mediante decreti ablativi. La Dia ha così dato esecuzione ad un decreto di confisca nei confronti di una famiglia di origine cutrese, appartenente - si legge nella relazione - al clan ‘ndranghetista Grande Aracri, con la confisca definitiva di beni, denaro e società per un valoredi 13 milioni di euro. Attivi anche gruppi stranieri, soprattutto nigeriani e albanesi, interessati al traffico di droga, ai reati predatori e allo sfruttamento della prostituzione.