
I genitori e il fratello di Ilaria Sula, dietro l’avvocato Giuseppe Sforza
"Chiederò di poter ascoltare le coinquiline di Ilaria e di ritirare i suoi effetti personali dalla casa di Roma. Da un punto di vista giudiziario è un caso singolare: c’è un reo-confesso la cui versione è però tutta da verificare". Così l’avvocato Giuseppe Sforza, che assiste la famiglia di Ilaria Sula, la studentessa ternana di 22 anni uccisa dall’ex fidanzato Mark Samson, 23enne. Una ricostruzione, quella dell’assassino, con diversi “buchi”. Intanto le indagini della polizia di Roma puntano ad accertare la presenza di un complice che l’abbia aiutato a disfarsi della salma. Circostanza di cui è convinta la famiglia di Ilaria. Poi ci sono l’arma del delitto, un coltello da cucina, e il cellulare di Ilaria, che l’assassino avrebbe getttato in un tombino che però non è in grado di indicare. Nel frattempo è iniziata la perizia su tablet e pc di Ilaria e sil cellulare dell’assassino, a cui partecipa un consulente della famiglia della vittima. "Siamo in attesa dei risultati ufficiali dell’autopsia e di quelli sulla perizia del materiale elettronico, che è appena cominciata _ spiega l’avvocato Sforza _ Sappiamo che le indagini della polizia vanno avanti in maniera serrata. Non ci convince la versione dell’indagato e il papà di Ilaria è convinto che non possa aver fatto tutto da solo, oltre al ruolo della mamma dell’indagatpo che ha ammesso di aver pulito le tracce di sangue. E’ emerso che l’indagato ha indicato con difficoltà alla polizia dove avesse gettato la valigia con i corpo di Ilaria; non sa dire in quali tombini abbia lanciato il cellulare di Ilaria e l’arma del delitto. Non crediamo, poi, che Ilaria sia andata a casa sua, come lui ha affermato". Perché? "Sappiamo dalle coinquiline che lui il giorno prima era andato a casa loro ma Ilaria in quell’occasione si era fatta negare _ continua il legale _. Il gip nell’ordinanza solleva dubbi sul fatto che il cellulare di Ilaria e il coltello usato per il delitto siano stati gettati in un tombino, che però l’indagato non sa indicare. Insomma a fronte di una confessione, ci sono troppi elementi ancora incerti, in una versione che non convince. Il cellulare di Ilaria potrebbe fornire riscontri fondamentali alla ricostruzione della vicenda, fino all’ultimo messaggio inviato che diceva che era “tutto a posto” quando la ragazza era già mortoa Se un reo confesso mente, vuol dire che nasconde complicità o che non vuole peggiorare la sua posizione. I dubbi ci sono e in maniera forte, siamo anche consapevoli che gli inquirenti stanno lavorando incessantemente".
Stefano Cinaglia