Acciai Speciali Terni ferma un forno e richiede la cassa integrazione per una setimana, per circa 200 lavoratori, definendo "insostenibili" i costi dell’energia. Venerdì scorso l’azienda siderurgica, che fa capo al presidente Giovanni Arvedi, aveva collocato un maxi-cartellone all’interno del complesso industriale di viale Brin per denunciare, ancora una volta, la questione energetica. La decisione di bloccare uno dei due forni elettrici dell’Acciaieria, spiega Arvedi Ast, "è stata presa a causa del perdurare degli alti costi energetici che non consentono all’azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall’Asia a prezzi stracciati". Da qui la scelta di fermare un forno per una settimana, alla fine del mese. "Il livello del costo dell’energia elettrica in Italia, tre volte superiore a quello di altri Paesi europei dove sono basati i concorrenti di AAst – continua l’azienda – , sta condizionando il piano di rilancio dello stabilimento, vanificando gli sforzi di efficientamento fin qui compiuti ed i benefici degli ingenti investimenti già realizzati dalla gestione Arvedi. Nonostante l’adozione di misure drastiche come l’acquisto di bramme asiatiche per compensare l’incremento dei costi, il divario di competitività permane non solo nei confronti dei produttori asiatici ma anche verso gli altri produttori siderurgici europei che beneficiano di costi energetici sensibilmente più bassi". E sul maxi-cartellone aziendale, Ast lo spiega nel dettaglio: "Lo stabilimento di Terni dal primo gennaio al 31 luglio ha dovuto versare mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia e i 62 in Spagna, pagati dai produttori di acciaio inox concorrenti di Acciai Speciali. Ciò comporta una forte distorsione della concorrenza". "L’azienda si sta battendo sui tavoli nazionali ed europei, con il supporto della Regione Umbria, per ottenere un costo equo dell’energia", sottolinea Ast. Il fermodel forno elettrico e la cassa integrazione fanno esplodere le polemiche tra sindacati e politica, che da mesi si scontrano sullo stand by dell’ “accordo di programma“ per Ast, l’intesa interistituzionale che sarebbe in grado di sbloccare un piano industriale da un miliardo. Il segretario nazionale della Fim-Cisl, Valerio D’Alò, chiede "un intervento al Governo per abbassare i costi e rendere competitiva l’industria siderurgica nazionale".
L’energia, ricorda D’Alò, "rappresenta il nodo per la firma dell’accordo di programma, propedeutico alla realizzazione degli 800 milioni di euro d’investimento previsti per realizzare il piano industriale di Ast, di questi, 200 milioni di investimento sono stati già realizzati". Per i parlamentari del Pd, Anna Ascani e Walter Verini "una nuova prova dell’inerzia di questo Governo e dell’incapacità di definire serie politiche industriali è data anche dall’annuncio di Arvedi di ridurre le produzioni e ricorrere ad ammortizzatori sociali". "L’acciaio a Terni è strategico - sottolineano -, non solo per la città e per l’Umbria, ma per il Paese. Il ministro delle Attività produttive, la Regione Umbria brillano per la totale assenza di iniziativa per chiudere al più presto la partita dell’accordo di programma".
Stefano Cinaglia