REDAZIONE UMBRIA

Laura Santi ora è libera di scegliere. La Asl riconosce il suicidio assistito: "Diritto non solo mio ma di tutti"

La commissione medica ammette che la 50enne perugina, affetta da sclerosi multipla, ha tutti i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale. E’ la prima umbra a poter accedere al fine vita .

Laura Santi, con il marito Stefano e i suoi legali, fuori dal Tribunale di Perugia

Laura Santi, con il marito Stefano e i suoi legali, fuori dal Tribunale di Perugia

"Ho vinto la mia battaglia! Dopo due anni e mezzo ho concluso la mia battaglia giudiziaria. Lo Stato italiano, nella fattispecie la mia regione e la mia Asl, hanno riconosciuto che sono libera di morire in Italia". Sono le parole di Laura Santi, cinquantenne di Perugia affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla, dopo il via libera della Asl al diritto di accedere al fine vita, che comunque ancora non intende utilizzare. Laura, ora inchiodata su una sedia a rotelle, assistita giorno e notte dal marito-caregiver Stefano, ha dunque tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito. Lo ha reso noto l’associazione Luca Coscioni spiegando che a riconoscerlo è la relazione della commissione medica. Dunque la giornalista perugina è la prima cittadina umbra e la nona persona in Italia, a ottenere l’ok per l’accesso alla morte volontaria assistita.

"Sono tre anni e mezzo che lotto per questo diritto. Per difendere la libertà di scelta alla fine della vita per me e per gli altri - aggiunge Santi - Sono passata prima dai mass media, poi dai tribunali, ultimamente dalla politica. Nel frattempo la mia malattia è peggiorata, sto aggrappata alla vita con i denti e con le unghie". Intanto per individuare farmaco e modalità per procedere, la direzione sanitaria con una rappresentanza della Commissione medica, ha richiesto un incontro nelle prossime settimane.

"La tenacia con la quale Laura ha resistito e persistito nell’agire alla luce del sole per l’affermazione dei propri diritti è un atto di amore e di fiducia nei confronti della legge, e persino della sua Regione. I due anni di attesa ai quali è stata costretta – spiegano Marco Cappato e Filomena Gallo del team legale che assiste la donna – sono invece il risultato di accanimento burocratico e ostilità ideologica da parte del potere regionale che gestisce la sanità. Speriamo che ora Laura, anche grazie alla risposta finalmente ottenuta, riesca a conquistare nuovo tempo ed energie per proseguire la nostra comune lotta di libertà. Noi resteremo al suo fianco qualunque sarà la sua scelta".

Silvia Angelici