SOFIA COLETTI
Cronaca

Le Marce della Pace: "Non ci lasciava mai soli. Ha insegnato l’amore"

Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi che organizza l’evento "Papa Francesco ci ha dato una lezione davvero straordinaria di umanità".

Flavio Lotti, presidente della fondazione che organizza la Marcia della Pace

Flavio Lotti, presidente della fondazione che organizza la Marcia della Pace

di Sofia Coletti

PERUGIA

"Papa Francesco ci ha dato una lezione straordinaria di umanità. E ci ha regalato un vocabolario della pace e della fraternità, fatto di parole e soprattutto di gesti". Un ricordo intenso del Pontefice, intriso di affetto, commozione e progetti condivisi arriva da Flavio Lotti, presidente della “Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace“ che organizza la Marcia della pace. In questi giorni è a Gerusalemme e da lì racconta il legame speciale che in questi anni ha instaurato "con il Papa e i suoi collaboratori che lo hanno accompagnato in un’attività universale".

Com’è iniziato il rapporto?

"In occasione delle Marce della pace Perugia-Assisi. Ci ha sempre inviato messaggi molto ricchi, profondi, che coglievano lo spirito dell’iniziativa e la sostenevano nel quadro di uno sforzo comune. Ci ha fatto sentire meno soli nel camminare per la pace" .

Poi cos’è successo?

"Gli incontri più significativi si sono realizzati quando abbiamo proposto al Papa di incontrare le scuole, gli insegnanti, i ragazzi e le ragazze impegnati nei percorsi di pace. Tutto è iniziato poco dopo la sua nomina, nel 2016 abbiamo portato nelle scuole la sua enciclica Laudato si’, ai primi di maggio del 2017 c’è stato un bellissimo, grande incontro: ricordo che riempimmo l’Aula Paolo VI e fu un colloquio straordinario perché lui accettò di rispondere direttamente alle domande degli studenti e degli insegnanti. Da lì si è aperto un canale di comunicazione e collaborazione che ha avuto ulteriore slancio dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, nel 2022".

In quell’occasione cosa accadde?

"Con alcune scuole eravamo andati a Roma e il Papa ci volle incontrare la mattina stessa. Ci chiamò la sera e ci invitò per l’indomani a Casa Marta. Poi è stato un crescendo di attività sostenute anche dalla collaborazione e dall’impegno di padre Enzo Fortunato".

L’ultimo incontro?

"E’ stato il 3 febbraio, probabilmente nell’ultima uscita pubblica collettiva organizzata da Papa Francesco: un’intera giornata di lavoro per approfondire la condizione dei bambini nel mondo, con una cinquantina di esperti e personalità di livello internazionale".

E cosa ricorda di quel giorno?

"Il Papa già aveva diversi problemi di salute ma volle essere presente sia all’apertura che alla chiusura di quella giornata con una tenacia e una determinazione incredibili. Nel pomeriggio, dopo pranzo, tutti eravamo un po’ assonnati e lui arrivò per primo: fu una lezione di buona volontà, di impegno, di serietà".

L’insegnamento più prezioso che porterà con sé?

"Difficile fare una graduatoria ma forse l’elemento più grande che ho sempre percepito è la sua altissima dose di umanità. Una sorgente che può alimentare l’impegno per la cura delle persone, degli ultimi, dei più fragili, delle vittime delle guerre anche quando il tempo è così buio. Per me la sua scomparsa il lunedì di Pasqua è un segno della provvidenza che in qualche modo ci indica la resurrezione come ultima possibilità: c’è qualcosa oltre la morte che oggi sembra dominare tante vite quotidiane".

Come lo ricorderete?

"Ovviamente dedicheremo a lui la prossima Marcia della Pace il 12 ottobre. Ma anche tutto quello che faremo: bisogna raccogliere il messaggio di Papa Francesco e continuare a dar voce alla sua domanda di pace".