La pensione degli umbria è di 100 euro inferiore a quella degli altri italia. Inps Umbria certifica ancora una volta come i nostri pensionati siano tra i più poveri. E’ uno degli aspetti che emerge dal Rendiconto sociale 2021 dell’Istittuo nazionale di previdenza sociale presentato ieri mattina a Perugia. A gennaio 2021 infatti le pensioni vigenti nella nostra regione della Gestione privata erano 327.483, con un aumento di 2.753 prestazioni rispetto allo stesso periodo del 2020 (+0,85%). Complessivamente, un pensionato umbro percepisce una pensione media mensile dell’11,09% inferiore alla media nazionale (822,26 euro in Umbria; 924,81 in Italia). Quelle nella Gestione pubblica invece, sempre al gennaio 2021, erano 51.122, con un aumento di 488 prestazioni rispetto al 2020 (+0,96%): oltre 378mila dunque gli umbri in pensione.
Significativa l’attività dei controlli degli ispettori Inps: nel 2021 ha realizzato un totale di 3.553.639 euro tra evasione contributiva accertata (3.312.599 euro) e minori prestazioni a seguito di accertamento di lavoro fittizio (241.040 euro). Rispetto al 2020, l’importo accertato tra evasione e minori prestazioni "registra un aumento considerevole". L’attività ispettiva complessivamente svolta sul territorio regionale ha determinato, inoltre, l’annullamento di 82 rapporti di lavoro generalmente riconducibili all’inquadramento nella corretta gestione contributiva, nonché l’accertamento di 40 lavoratori in nero e 1.819 irregolari. La forza ispettiva è stata fortemente indirizzata, come ricordato, verso l’attività di contrasto alle frodi nei confronti dell’Istituto, riuscendo a smantellare ben 587 rapporti di lavoro non genuini e finalizzati alla percezione di prestazioni indebite. Di particolare rilevanza la massiccia operazione svolta nel settore del taglio boschi dove si registrano ben 562 annullamenti di rapporti di lavoro fittizi.
Il risparmio complessivamente realizzato è rapportabile ad un valore pari a 1.868.900 euro di prestazioni previdenziali non erogate o recuperate. L’attività ispettiva dell’Istituto anche nel 2022 - anticipa inoltre il Report - ha determinato, già nei primi sei mesi dell’anno, il disconoscimento di 526 rapporti di lavoro simulati, stimati in termini di prestazioni indebite in 1.635.600 euro.
Per quanto riguarda infine la dinamica dei rapporti di lavoro, nel 2021 le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 83.116 (46.254 uomini e 36.862 donne), con un incremento rispetto al 2020 del 29,54%, "una forte ripresa che comunque non compensa del tutto il crollo verificatosi l’anno precedente per effetto della pandemia". Le assunzioni a tempo indeterminato sono stati 11.298, con un aumento del 18,38% rispetto all’anno precedente, mentre quelle a termine e in apprendistato sono 39.854, + 25% in più rispetto al 2020.