Il procuratore capo Raffaele Cantone lo ha ricordato ancora una volta. È soprattuto con il riciclaggio e il reinvestimento di capitali illeciti che si manifesta l’interesse della criminalità organizzata nel territorio umbro. Le indagini effettuate in passato e quelle in corso, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia, "dimostrano la presenza, sia nella provincia di Perugia che in quella di Terni, di soggetti collegati in particolar modo alle ‘ndrine calabresi o ai gruppi camorristici campani che operano in alcuni settori economici (edilizia, turismo e commercio) sia presumibilmente utilizzando denaro e risorse di provenienza illecite, sia anche facendo ricorso, come extrema ratio, alla forza di intimidazione dei gruppi mafiosi di riferimento". Un settore a rischio, sottolinea ancora Cantone, è quello della compravendita di prodotti petroliferi, "attività la cui gestione è risultata affidata a prestanome di personaggi certamente in rapporti con le consorterie criminali, campane o calabresi". Un altro settore a rischio di infiltrazioni "è quello del riciclo dei rifiuti, soprattutto metallici". E in questo senso ha ricordato l’inchiesta che riguarda il conferimento all’Ast di Terni nell’ambito della quale "è stato richiesto il rinvio a giudizio di un imprenditore proveniente dal napoletano e ritenuto in collegamento con ambienti della camorra proprio per aver conferito come materiali ferrosi anche veri e propri rifiuti, grazie alla complicità di un ex dipendente dell’acciaieria e al giro bolle, favorito da imprenditori locali". "Rapporti con esponenti della criminalità organizzata campana sono risultati acclarati anche nel settore delle frodi connesse alle provvidenze e ai bonus riconosciuti nella fase pandemica o post pandemica" ha ricordato ancora.
elleffe