![Una delle opere in mostra, riprodotta da uno studente reporter Una delle opere in mostra, riprodotta da uno studente reporter](https://www.lanazione.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/YjZjYzY1ZTAtMWU0NC00/0/leta-delloro-seguiamo-il-filo-potere-perfezione-spiritualita.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Una delle opere in mostra, riprodotta da uno studente reporter
Un filo d’oro ha accompagnato i visitatori nel viaggio tra le sale della Galleria Nazionale dell’Umbria, alla scoperta dei capolavori di artisti antichi e contemporanei, nella mostra L’Età dell’Oro ospitata dal 26 ottobre 2024 al 19 gennaio 2025 a Palazzo dei Priori. L’oro nei secoli ha acquisito molti significati diversi e mutevoli: potere, ricchezza, bellezza e spiritualità. Simbolo di raffinatezza e d’incorruttibilità, emblema di eternità e del vizio umano, è stato utilizzato da artisti di ogni epoca e paese per parlare dello splendore della natura, della grandezza di Dio e delle tante emozioni umane.
I numeri dell’allestimento: cinquanta opere hanno dunque messo in dialogo prospettive e interpretazioni anche molto lontane fra loro, incontrandosi nell’utilizzo di un materiale “perfetto” come l’oro e parlando di problemi sempre più attuali, come l’immigrazione. A questo proposito non possiamo non nominare l’opera contemporanea di Jannis Kounellis, con delle semplici tavole di legno ricoperte d’oro che ricordano i relitti delle navi e le terribili condizioni in cui i migranti viaggiano e muoiono ogni giorno nei nostri mari, messa in “dialogo” con la Crocifissione di Niccolò di Liberatore.
Alberto Burri con la sua opera Sacco ST 11 del 1954 ha utilizzato invece tessuti semplici in juta per rappresentare il dolore dei suoi anni di prigionia in Texas, ma anche la sofferenza e la violenza che ogni guerra porta al suo arrivo. Un’altra opera molto importante in esposizione è stata sicuramente quella di Mimmo Paladino, artista siciliano che nella sua installazione ha proposto la propria cultura regionale attraverso una serie di limoni d’oro: tutte le opere di Paladino, infatti, sono costituite dalla reinterpretazione di oggetti quotidiani o naturali. Il contrasto tra il nero e l’ombra delle sale e la luce dell’oro ha trasportato i visitatori in una dimensione senza tempo, tra la Marilyn di Andy Warhol e Le tre età della donna di Gustav Klimt, archetipi del femminile, immergendoli in uno spazio senza confini e amplificandone le sensazioni.
L’idea della mostra è stata del nuovo direttore della GNU Costantino D’Orazio, per valorizzare le opere già presenti in Galleria e creare collaborazioni con altri musei. A questo punto non ci resta che aspettare la prossima mostra, come ci ha anticipato la curatrice Veruska Picchiarelli: il 15 marzo aprirà le porte la mostra “Fratello Sole, Sorella Luna“ che avrà come tema principale la natura e il paesaggio nell’arte, intitolata così per ricordare gli 800 anni dalla composizione del Cantico delle Creature da parte di san Francesco d’Assisi.