MICHELE NUCCI
Cronaca

L’ex Coletto e il ’buco’ da 90 milioni: "Andava approvato il Piano sanitario. E due Aziende ospedaliere sono troppe"

Il già assessore (veneto) alla Sanità della Giunta Tesei: "Perché non è stato dato l’ok al documento?. Non chiedetelo a me. Non si possono mantenere 17 piccoli ospedali così. Il livello della politica da voi è basso".

Luca Coletto, l’ex assessore leghista alla Sanità della Giunta-Tesei

Luca Coletto, l’ex assessore leghista alla Sanità della Giunta-Tesei

"Se il Piano regionale sanitario fosse stato approvato, la situazione della sanità umbra sarebbe già stata diversa oggi e i conti sarebbero tornati a posto". Luca Coletto, l’ex assessore leghista alla Sanità della Giunta-Tesei, parla per la prima volta dopo la conclusione del suo mandato. E lo fa proprio nei giorni in cui la verità è venuta a galla.

Coletto, l’opposizione rimprovera a lei e al centrodestra di aver aperto una voragine nei conti della Regione...

"Lo sbilancio è storico, basti guardare i documenti consegnati nel tempo al Ministero di Economia e Finanze e si è creato già nel 2017, quando c’è stato lo switch della mobilità con l’Umbria che ha iniziato ad andare in difficoltà: da lì in poi siamo andati in caduta libera. Quel sistema andava ‘manutenuto’, le poste finanziarie adeguate alle vere necessità della sanità regionale e non continuare a proseguire... con 17 ospedali".

In che senso?

"Le pare normale che un territorio così piccolo abbia 17 ospedali? E’ fuori luogo, via. Nel 2010 la Corte dei Conti ritenne che in provincia di Verona (dove Coletto ora vive e lavora, ndr), un milione di abitanti, che 12 ospedali fossero troppi. E ora ce ne sono sei e un’Azienda ospedaliera…"

Quanti ne andrebbero chiusi dunque in Umbria?

"Nessuno, ma vanno riconvertiti in base alle necessità del territorio in ospedali a bassa intensità di cura. Non è possibile che gli unici tre ospedali che ‘girano’ siano quelli di Perugia, Terni e Foligno. E aggiungo che non si possono avere due Aziende ospedaliere con 850mila abitanti. Il Dm 70 del 2015 prevede che un’Azienda ospedaliera abbia almeno un bacino di utenza di almeno 1.250.000 residenti, poiché le patologie per essere curate hanno bisogno di una bacino di utenza di un certo tipo. Questa non è politica, ma epidemiologia".

Beh, ma in cinque anni il tempo per fare questo c’è stato.

"(sorride) Macché. Guardi, nel Piano regionale c’è tutto, compresa la dimensione dei Distretti sanitari: ognuno dovrebbe avere almeno centomila abitanti per rendere omogenee le prestazioni sui territori".

Scusi, ma come mai Il Piano non è stato approvato dalla ’sua’ maggioranza?

"Ah, non lo chieda a me. Io ho lasciato tutto scritto, quello che dovevo fare l’ho fatto".

Cosa bisogna fare adesso?

"Aumentare le imposte e adeguare la programmazione sanitaria. In Umbria ci sono grandi margini di miglioramento: con poco fai molto".

Ad esempio?

"Beh intanto la spesa farmaceutica l’abbiamo ridotta noi in modo egregio. Poi parliamo delle Rsa: la programmazione che ho lasciato prevede almeno mille posti in più. Ma sa perché? Perché un anziano ricoverato in Rsa costa al sistema 200 euro al giorno, mentre il ricovero in ospedale – che nella gran parte è inappropriato poiché sono lungodegenti a bassa intensità di cura – ne costa ben 800. Solo con questa ‘mossa’ si risparmierebbero 220 milioni. Non serve un ingegnere per fare conti, è semplice, basta volerlo".

Davvero è così difficile vincere le resistenze dei territori?

"In Umbria c’è’ una difficoltà enorme, ma è indotta dalla politica... di basso livello aggiungo. In altre regioni queste riforme si fanno o sono state fatte. E i medici non scappano"

E perché qui invece in tanti se ne vanno?

"Ma cosa ci va a fare un giovane medico a Pantalla? Che futuro ha? Tutti puntano a Perugia o Terni e finisce lì".

Lei cosa fa nel frattempo?

"Consulenze sanitarie. E poi mi candido alle regionali in Veneto...".

Michele Nucci