Liguria, il centrosinistra trema: "Bucci come la sindaca di Perugia. È stato il candidato perfetto"

Bracalente: "Il centrodestra ha azzeccato il leader, anche se con profilo diverso dalla prima cittadina" "L’inchiesta ligure più importante di quella umbra del 2019. Proietti? Punti in comune col neo governatore".

La sconfitta di Andrea Orlando in Liguria agita gli animi del centrosinistra. A 18 giorni dal voto, infatti, sono molteplici le riflessioni sul tavolo politico. La prima è certamente che nelle elezioni locali (siano esse di un Comune o di una Regione), è sempre più spesso il candidato a fare la differenza. Marco Bucci, infatti, neo governatore ligure, all’inizio della campagna elettorale aveva diversi punti di svantaggio da Andrea Orlando. Ma la sua scelta, voluta da Giorgia Meloni, è stata vincente. E la personalità di Bucci ha fatto la differenza, basta guardare le liste. Sembra proprio la storia della sindaca Vittoria Ferdinandi a Perugia: parte con lo svantaggio e recupera grazie alle sue doti-capacità-empatia.

Ma c’è la similitudine fra il caso Bucci e quello della Ferdinandi? "Qualcosa in comune hanno – risponde Bruno Bracalente, già docente di Statistica all’Università di Perugia - a cominciare dal fatto che Bucci, come Ferdinandi, è stato il ‘candidato perfetto’. Lo è stato soprattutto per prendere i voti degli elettori del partito escluso dalla coalizione di centrosinistra (Italia Viva, ndr), mentre Ferdinandi, anche lei perfetta, è stata una sorpresa clamorosa. La sua carta vincente è stata quella di recuperare gli astensionisti di sinistra che per anni non si erano recati al voto".

Similitudini, a proposito di personalità, di Bucci con Stefania Proietti?

"Bucci era già sindaco di Genova – dice Bracalente -, persona nota, conosciuta e soprattutto stimata. E non è un uomo di partito. In questi aspetti i due si assomigliano molto, non c’è che dire". Certo, la sinistra in Liguria si mangia le mani per un’altra similitudine con l’Umbria. E la mente di molti è andata a quanto accaduto nel 2019 in Umbria. Si andò al voto – per il Comune prima e la Regione poi – con il centrosinistra gravato da una inchiesta giudiziaria che spazzò via i vertici politici della Regione e quelli del principale partito appunto, Il Pd. Inchiesta che pesò in modo determinante sulla sconfitta dei pidiini anche perché la coalizione sbagliò completamente il candidato (non ce ne voglia Vincenzo Bianconi).

In Liguria Giovanni Toti è stato travolto dalla scandalo giudiziario, ha patteggiato ma è bastato trovare il candidato giusto affinché il centrodestra riconquistasse la Regione. "Direi intanto che l’inchiesta giudiziaria che ha riguardato il presidente Toti è stata molto più importante rispetto a quanto accaduto da noi cinque anni fa – riprende Bracalente -. Ho già detto più volte che a mio avviso nel 2019 il centrosinistra umbro ha perso per una serie di motivi, tra i quali c’era la voglia di cambiare legata anche a un declino economico evidente. Aggiungo però che perdere in Liguria con quello che è accaduto alcuni mesi fa ai vertici della Regione era davvero difficile. Credo che sia stato fatto qualche grosso errore, direi enorme. Ma quale sia stato devono dircelo i vertici del Pd". Terzo: harakiri del Movimento 5 Stelle. Quanto peserà anche in Umbria la scelta di Giuseppe Conte di porre il veto su Italia Viva? Una domanda sulla quale molti si interrogano in questi giorni. Avrà ripercussione concreta sui numeri? Avrà intaccato la fiducia degli elettori del centrosinistra? Che risposta avrà il Movimento in Umbria, dato che storicamente in ogni consultazione amministrativa, raccoglie solo pochi punti percentuali? Interrogativi che agitano il sonno di Stefania Proietti e dei sui alleati.

M.N.