"Locandine antiaborto al distretto sanitario". Cittadina denuncia con una lettera aperta

"Disagio e sgomento, leso il diritto dell’autodeterminazione. Pronta a una battaglia legale se i manifesti non saranno rimossi"

"Locandine antiaborto al distretto sanitario". Cittadina denuncia con una lettera aperta

"Locandine antiaborto al distretto sanitario". Cittadina denuncia con una lettera aperta

"Bacheche con locandine antiaborto accanto all’ingresso del distretto sanitario". Lo denuncia Michela Chiappini, che si dice pronta anche "a una battaglia legale, finché non saranno rimossi". La questione si protrae da mesi ma viene sollevata ieri con una lettera aperta pubblicata da Umbria On. "Spero - continua Michela, da noi contattata - che adesso si prenda atto di questa situazione. Mi sono trasferita ad Acquasparta dieci mesi fa, una realtà che non conoscevo. Un giorno sono andata a fare delle semplici analisi e ho notato questi manifesti, che peraltro cambiano in continuazione pur essendo dello stesso tenore. Mi chiedo come sia possibile. Ho chiesto in giro ma sembra che nessuno abbia visto e sappia niente. Per quanto mi riguarda continuerò a denunciare la situazione finché tali manifesti non saranno rimossi, anche con una battaglia legale se necessario". Ed ecco la lettera aperta di Michela Chiappini: "Da qualche mese ho deciso di acquistare una casa ad Acquasparta, una piccola realtà con una grande storia culturale e scientifica alle spalle. Qualche settimana fa mi sono recata a fare delle semplici analisi di routine al Distretto sanitario ubicato in Via Roma 1 e, prima di entrare, la mia attenzione si è rivolta alla bacheca sita all’ingresso ed occupata da delle locandine con scritto “l’aborto uccide un bambino” e quant’altro, tutte correlate con delle immagini di feti abbastanza agghiaccianti e proponendo delle alternative piuttosto discutibili. Oltre ad essere una cittadina sono anche una educatrice sociale e pensare che ogni bambina e ragazza possa inevitabilmente leggere questi messaggi davanti a un presidio pubblico dedicato alla cura sanitaria mi provoca un grande disagio e sgomento. Demonizzare in maniera grottesca un diritto sancito dalla legge italiana come l’interruzione volontaria della gravidanza e colpevolizzare le donne che vi ricorrono è senza dubbio un messaggio che lede la libertà e il diritto di autodeterminazione". "Ricordo che le istituzioni - si legge ancora – hanno già fatto sì che le donne che interrompono una gravidanza debbano affrontare un percorso a ostacoli che, oltre alla carenza di medici e strutture, molto spesso include umiliazioni e pressioni psicologiche. Chiedo pertanto che la mia indignazione sia utile prima di tutto per rimuovere quei cartelloni portatori di un messaggio fuorviante e nocivo delle libertà individuali e per far riflettere sull’importanza del potenziamento della legge 194".

Ste.Cin.