REDAZIONE UMBRIA

L’omicidio dalle cinquanta coltellate: "Una rabbia cieca e terribile"

Il parere dello psicologo clinico Vincenzo Policreti: "Stato di alterazione prolungato provocato dall’ira"

L’omicidio dalle cinquanta coltellate: "Una rabbia cieca e terribile"

La scena in cui si è consumata l’uccisione di Salvatore Postiglione

"Al giorno d’oggi si ritiene che si possa fare dell’essere umano quello che fa più comodo". Le cinquanta coltellate con cui il ragazzino 17enne fermato avrebbe ucciso il muratore Salvatore Postiglione, 56 anni, interrogano gli inquirenti ma anche gli esperti di psicologia. Così Vincenzo Policreti, psicologo clinico e psicoterapeuta, interpellato da La Nazione, prova a fornire una lettura degli elementi fino ad ora noti del caso che ha sconvolto la quieta della terza città dell’Umbria. La prima cosa che analizza il dottor Policreti è il contesto sociale del ragazzo. "La crescita ha bisogno di stabilità e quando questa crescita viene trapiantata o rovinata, lo stress che ne esce è forte. Alcuni sono capaci di sopportarlo – dice Policreti –, altri, invece, si ammalano e c’è anche chi accumula una rabbia cieca. Una rabbia causata dalla frustrazione. Se tali incidenti avvengono nell’infanzia classica, si verifica anche un arresto della crescita della psiche".

L’altro elemento che non poteva non sottolineare il dottor Policreti è quello delle cinquanta coltellate: "Significano una rabbia cieca e terribile. Conta meno che sia preparato o no, finché non si scarica la rabbia, il gesto non si ferma e chi si rende responsabile di ciò è in uno stato di alterazione fino alla fine della rabbia. Questo terribile gesto è stato messo in atto, poi, nei confronti di un capo che è, senza dubbio, anche un’immagine paterna e qualche problema col padre il fermato deve averlo avuto. Qui la questione – dice ancora Policreti - va letta in un misto mefitico tra carattere della persona, vicissitudini e tipo di rabbia. Alcuni se la rovesciano addosso, altri all’esterno ma quando esplode, esplode. Queste cose covano all’interno, da fuori nessuno può capirle". Il dottor Policreti individua anche un parallelismo: "Nei delitti passionali, tra uomo e donna, la quantità di colpi attesta l’alta passionalità, che non significa erotica o sessuale. Significa una rabbia che ha bisogno di sfogarsi. D’altronde, uno che uccide per rapina non lo fa con cinquanta coltellate". Le condizioni di salute del 17enne, ristretto nel carcere minorile di Firenze, intanto fanno ancora slittare l’interrogatorio di garanzia. Incerta anche la data dei funerali, con la salma della vittima che l’autorità giudiziaria non ha ancora messo a disposizione della famiglia.

Alessandro Orfei