La Comunità Incontro ricorda l’impegno di Papa Francesco contro la droga "Il 28 maggio 2018 - racconta Giampaolo Nicolasi, coordinatore della Comunità di recupero fondata da don Pierino Gelimini – abbiamo avuto il privilegio e l’onore di incontrare Sua Santità in Vaticano in occasione della Conferenza internazionale “Droghe e Dipendenze“ organizzata dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Le sue parole furono chiare, nette e totalmente in linea con la nostra mission comunitaria. “La droga – disse Papa Francesco – è una ferita nella nostra società, che intrappola molte persone nelle sue reti. Sono vittime che hanno perso la loro libertà in cambio di questa schiavitù. È dovere e compito dei governi affrontare con coraggio questa lotta contro i trafficanti di morte”. Trafficanti di morte: Papa Francesco non ebbe paura di dare questa qualifica. “Per la droga – disse ancora - non servono politiche isolate: è un problema umano, è un problema sociale, è urgente il bisogno di instaurare nel mondo contemporaneo una forma di umanesimo che riporti al centro del discorso socio-economico-culturale la persona umana“. Restammo colpiti dalle sue parole". "Il suo ultimo messaggio sulle droghe – ricorda ancora Nicolasi – risale al 26 giugno 2024 in occasione dell’Udienza Generale dedicata alla Giornata Mondiale contro la droga, che si celebra il 26 giugno di ogni anno. “Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo - questa è una fantasia – sottolineò Papa Bergoglio - Si liberalizza e si consuma di più”.In quell’occasione Papa Francesco sottolineò l’importanza della prevenzione e rivolse un elogio delle comunità di recupero ispirate dal Vangelo, che sono “una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano”. In questo ci siamo riconosciuti". "E’ stato un uomo normale, semplice, nel suo essere straordinario – aggiunge ancora Nicolasi – . Tra i più grandi insegnamenti che ci ha lasciato, il forte contrasto alla “cultura dello scarto”, in difesa degli ultimi, degli emarginati dei sofferenti in una società pronta a lasciare indietro i più fragili. Il Pontefice ha sempre considerato questo modo di porsi come uno dei fenomeni più drammatici del nostro tempo e dobbiamo essergli grati per avere realizzato una vera e propria rivoluzione culturale, riportando al centro l’uomo". Stefano Cinaglia
CronacaLotta dura alla droga: "Si scagliò contro i “trafficanti di morte“"