REDAZIONE UMBRIA

Lucentini, la morte sconvolge i vertici dell’Arma

Indagine interna. La questura delegata dalla procura. Tra le ipotesi lo scambio dell’M12

Emanuele Lucentini

Perugia, 2 giugno 2015 - Il giallo si infittisce oltremisura e intorno alla tragedia di Emanuele Lucentini, l’appuntato scelto dell’Arma morto in caserma per il colpo esploso dal collega, si addensano le nubi di una doppia indagine. Da una parte la questura di Perugia, delegata dal procuratore Alessandro Cannevale a chiarire cosa accadde la mattina del 16 maggio quando il collega di pattuglia esplose almeno un colpo con l’M12 d’ordinanza e colpì alla testa Lucentini, con una traiettoria quasi orizzontale.

L’altra indagine, interna, mira a scovare eventuali omissioni e responsabilità della catena gerarchica. Delle ultime ore la voce, non ufficializzata, del trasferimento del capitano Antonio Memoli e sembrano quasi certi altri cambi al vertice operativo del comando provinciale di Perugia, anche se nessuno conferma che gli spostamenti siano direttamente collegati con la morte (l’accusa per il collega indagato è di omicidio colposo) del militare.

A Foligno il fermento è tangibile e a mezza bocca circolano versioni diverse sulla morte dell’appuntato scelto Lucentini, anche se sarà ovviamente la magistratura a ricostruire i fatti.

Intanto la procura di Spoleto si è mossa con accertamenti tecnici irripetibili: le impronte sull’arma, il dna sul proiettile finito conficcato nel muro dopo aver ucciso Lucentini, la consulenza balistica per verificare il caricamento ‘accidentale’ della mitraglietta e la traiettoria di sparo, già desumibile dall’autopsia. C’è da capire se il militare inquisito impugnasse l’arma o se, come dichiarato, fosse inciampato facendo esplodere un colpo che, in quel caso, più verosimilmente sarebbe stato in direzione ascendente o discendente.

Ci sono ancora da chiarire aspetti legati alle indagini successive. I legali della famiglia Lucentini hanno criticato anche la mancanza di prelievi del sangue sul militare indagato al momento dei fatti (solo successivamente sono stati prelevati i peli che non possono fornire le medesime indicazioni). E poi la ricostruzione dell’accaduto attraverso le testimonianze di quanti erano presenti in caserma quel maledetto sabato. Si vuole capire chi c’era e che ruolo ha avuto nel post-incidente. Tra le ipotesi al vaglio del pm, Michela Petrini, oltre al fatto che il carabiniere potrebbe essere inciampato, lo ‘scambio’ accidentale d’arma – una carica (quella di Lucentini) per una già scaricata (quella del collega indagato) – oppure un drammatico ‘scherzo’ finito nel sangue.

Erika Pontini

e Patrizia Peppoloni