
Lucio Corsi stasera a Perugia
"Ho sempre inseguito le chitarre in fuga dalle custodie, i pianoforti scappati dalle case, le armoniche soffiate dal vento…". Abituato a rincorrere gli strumenti con cui dà forma e sentimento alle proprie canzoni, Lucio Corsi inizia stasera alle 21 all’Afterlife di Perugia la strada che lo porta fino a Basilea, tra il kitsch e le passioni dell’Eurovision Song Contest. Protagonista di un Sanremo a cui sarebbe stato indecente chiedere di più, il cantautore maremmano vara, infatti, dal capoluogo umbro quel Club Tour all’insegna del tutto esaurito che lo porta il 16 aprile al Teatro Cartiere Carrara di Firenze nell’attesa di rappresentare l’Italia davanti nella notte eurovisiva della St. Jakobshalle e del lunghissimo giro di concerti estivo che il 29 giugno lo vedrà in scena anche a Lido di Camaiore, sul palco de La Prima Estate, il 6 luglio ancora a Perugia, nella cornice de L’Umbria Che Spacca, il 10 ad Arezzo, per il Mengo Festival, il 17 agosto al Teatro delle Rocce di Gavorrano e il 18 a Follonica.
"Salire sul palcoscenico vuol dire incontrare la musica, come dice Paolo Conte in ‘Alle prese con una verde milonga’, e ogni palco diventa per davvero una specie di trampolino sospeso su un’altra realtà, l’asse su cui immaginare di essere qualcos’altro". Senza mai abbandonare del tutto, però, i panni di Lucio come ricorda quella "Vorrei essere un duro" - secondo posto al Festival (per un soffio, visto lo striminzitissimo 0,40% di preferenze che alla fine l’ha separato del vincitore Olly) e Premio della Critica “Mia Martini” - accompagnata sul web dal videoclip ispirato a quello di "Black or white" di Michael Jackson e impreziosito dalla esilarante partecipazione di Leonardo Pieraccioni col clergyman del prete-esorcista.
"Non sono uno che al pubblico racconta frottole" assicura Corsi. "Per questo all’Eurovision andremo come abbiamo fatto a Sanremo, come siamo noi in questo momento della nostra vita, che è quello che m’interessa veramente". Qualche parola in più la spende sui concerti nei club, dove presenta gran parte del suo quarto album, scritto con quel Tommaso Ottomano che ne ha curato pure la produzione assieme a lui e ad Antonio “Cuper” Cupertino. “Abbiamo puntato su un approccio live molto rock’n’roll, tutto riarrangiato con la mia solita formazione, quella con cui suono dai tempi del liceo. Saremo in 7, con tante chitarre ma pure organo, batteria e i cori. Io mi alternerò fra chitarra elettrica, acustica, pianoforte e armonica. Questa è la linea da seguire: avere un sacco di strumenti".