ALESSANDRO ORFEI
Cronaca

L’ultimo viaggio di San Francesco. Il giallo della permanenza a Nocera

Il settimanale del Tg1 ha realizzato un reportage sulle ultime ore del Poverello, con un servizio dall’Umbria

L’ultimo viaggio di San Francesco. Il giallo della permanenza a Nocera

Il settimanale del Tg1 ha realizzato un reportage sulle ultime ore del Poverello, con un servizio dall’Umbria

L’ultimo viaggio di San Francesco avvolto nel giallo. Se n’è occupato anche Tv7, il settimanale del Tg1, che nell’ultima edizione è arrivato a Nocera Umbra per ricostruire le ultime ore di San Francesco e il suo ritorno ad Assisi. Il giallo è legato al punto di partenza e alle interpretazioni che, nel corso dei secoli, sono state date delle testimonianze lasciate dai discepoli del Santo. È noto infatti che San Francesco, morente, fosse stato portato a Nocera Umbra per rinfrancarsi con l’aria fresca e l’acqua terapeutica delle sorgenti appenniniche, ma il giallo è il luogo di permanenza. La questione è nota nel territorio ma per la prima volta trova la ribalta nazionale. Il settimanale del Tg1, con il giornalista Alessandro Gaeta, intervista l’arcivescovo di Benevento, monsignor Felice Accrocca (nella foto), considerato il più importante storico di San Francesco vivente che non ha dubbi: il Santo venne a Bagnara di Nocera Umbra e per la precisione nel convento di San Michele Arcangelo, incastonato nelle pareti del Monte Pennino. Ogni testimonianza scritta ritrovata infatti riporta la dicitura ‘Bagnara, sopra Nocera’. Il luogo di permanenza di San Francesco a Nocera iniziò ad essere avvolto nel mistero tra il 19esimo e il 20esimo secolo.

"L’origine dell’errore – spiega il vescovo Accrocca – è stato una nota in calce allo ‘Specchio di perfezione’, in cui Paul Sabatier scrive che San Francesco soggiornò a Bagnara, oggi Bagni". Peccato però che non è così e che entrambi i paesi esistano". L’equivoco venne arricchito perché a Bagni, nella zona della Romita, sorgeva, al pari di quello del Pennino, un convento di frati. La storia prende un’altra piega nel tempo perché il santuario del Monte Pennino, nel 1930, viene demolito e diventa un serbatoio per abbeverare le pecore. Il presidente della Comunanza agraria Lorenzo Perticoni e il consigliere Emanuele Paggi hanno raccontato che, stando alle testimonianze dei bisnonni che lavorarono alla demolizione, nel luogo, al momento dell’intervento, vennero trovate molte stampelle, segno che il luogo era meta dei malati, che vi si recavano per trovare sollievo. Il luogo dove si trovava il convento è stato valorizzato nell’ultimo periodo grazie agli interventi, finanziati dai fondi europei e intercettati dalla ‘Società condomini’, presieduta da Gianfranco Buffi, che hanno permesso di realizzare un sentiero che la renderà facilmente raggiungibile.