"Decrescita del Pil, fuga dei giovani altamente formati dall’Umbria, bassi salari e pochi investimenti per favorire l’innovazione e il rispetto ambientale sancito nell’Agenda 2030. La situazione umbra trova come unico dato positivo quello dell’incremento dell’occupazione del 3 per cento rispetto al periodo pre Covid". Considerazioni del segretario generale della Cisl Umbria, angelo Manzotti. "La strada per invertire la rotta è quella di utilizzare le risorse messe in campo dall’Europa: i Fondi Comunitari e Pnrr che, proprio perché l’Umbria viene riconosciuta come regione in transizione, le vengono assegnati. Significa che alla decrescita del Pil, che è il risultato di una congiuntura negativa, si aggiungono una serie di fattori preoccupanti che rischiano di far scivolare l’Umbria in una condizione di maggiore povertà rispetto a quella che le famiglie stanno già affrontando. Un problema su tutti quello dei bassi salari. Una recessione che si potrebbe arginare appunto con i Fondi Comunitari, ma anche evitando finanziamenti a pioggia e cercando di lavorare ad una produttività più elevata. Questo in un contesto, quale l’Umbria, dove il lavoro è troppo povero: basti pensare che abbiamo le retribuzioni più basse d’Italia. A farne i conti sono soprattutto le donne e i giovani. Al nanismo delle imprese poi dobbiamo rispondere con la politica delle aggregazioni e reti di filiera. Contestualmente ci vuole una politica della formazione - supportata come sta già avvenendo da qualche anno dall’università che sempre di più è attenta ai territori - e una maggiore e migliore certificazione delle competenze. E’ arrivato il momento dell’agire anche attraverso la partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle imprese".
CronacaL’Umbria col freno a mano: "Pil e redditi in decrescita"