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L’edilizia è quella che è cresciuta di più. in termini di investimenti e di occupati, facendo meglio della media nazionale
L’economia dell’Umbria ha vissuto in questo quinquennio, pur tra alti e bassi, una fase di crescita, con un aumento significativo degli investimenti delle imprese. Questa fase di crescita l’ha posta al centro di un rinnovato interesse economico, con performance che in alcuni settori superano la media nazionale e quella di Marche e Toscana. Tuttavia, restano alcune problematiche legate alla produttività e alla demografia che potrebbero rallentare la crescita a lungo termine.
Lo ha fatto notare il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria Giorgio Mencaroni, durante la presentazione del report annuale sull’economia regionale, arricchito dall’analisi sul credito svolta dalla Banca d’Italia di Perugia.
Uno dei dati più rilevanti dell’indagine riguarda l’incremento degli investimenti delle imprese umbre, misurati attraverso le immobilizzazioni totali. Tra il 2019 e il 2023, l’Umbria ha registrato un incremento del 37,4%, un dato superiore alla crescita media nazionale (27,6%) e a quella di Marche e Toscana (rispettivamente 26% e 29,6%). Questo trend evidenzia come le imprese della regione abbiano scelto di investire in nuove infrastrutture, macchinari e innovazione, dimostrando una capacità di reazione superiore rispetto ad altre aree del Centro Italia. Emerge che i settori che hanno registrato le performance migliori sono l’industria alimentare, la meccanica strumentale e il comparto delle costruzioni.
"Un altro problema significativo è rappresentato dalla demografia. L’Umbria, come molte altre regioni italiane, sta affrontando un calo della popolazione e un invecchiamento sempre più marcato. Nel 2024 il saldo naturale (differenza tra nati e morti) è stato negativo per oltre 6.000 unità, mentre il saldo migratorio è positivo ma insufficiente a compensare il declino demografico. L’indice di vecchiaia della regione, con 366 anziani ogni 100 giovani – conclude Mencaroni - è tra i più alti d’Italia e superiore a quello delle Marche e della Toscana. Sul fronte della natalità, il saldo naturale resta fortemente negativo, mentre il saldo migratorio, seppur positivo, non è sufficiente a compensare il calo demografico". La domanda è scontata: chi verrà a lavorare nelle nostre aziende?
Silvia Angelici