MICHELE NUCCI
Cronaca

L’Umbria rallenta, Pil in calo: "Produttività giù, servono investimenti e innovazione"

L’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia (novembre 2024) conferma la stagnazione economica della regione. Nel settore industriale, il clima di fiducia è peggiorato .

L’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia (novembre 2024) conferma la stagnazione economica della regione. Nel settore industriale, il clima di fiducia è peggiorato .

L’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia (novembre 2024) conferma la stagnazione economica della regione. Nel settore industriale, il clima di fiducia è peggiorato .

Per l’Umbria i dati definitivi sul Pil sono in fase di elaborazione, ma le stime per il 2024 indicano un risultato inferiore a quello – già negativo - medio nazionale, anche se non di molto. L’Istat, infatti, ha rilevato nel 2023 un calo del Pil regionale dello 0,1%, con flessioni significative in agricoltura (-8,2%) e industria (-3,1%), mentre le costruzioni (+8,6%) hanno beneficiato dei bonus edilizi. Il Pil pro capite umbro è rimasto nettamente sotto la media nazionale: 30.500 euro contro i 36.100 della media italiana, i 38.600 del Centro e i 44.700 del Nord-Ovest.

L’aggiornamento congiunturale della Banca d’Italia (novembre 2024) conferma dunque la stagnazione economica della regione. L’indicatore Regio-coin, che misura l’evoluzione dell’economia regionale, è rimasto in territorio negativo. Nel settore industriale, il clima di fiducia è peggiorato e il calo della domanda interna ha influito sul fatturato, anche se le esportazioni hanno registrato un lieve miglioramento. La Germania, principale partner commerciale umbro, ha ridotto gli acquisti, mentre nuovi mercati europei e asiatici offrono opportunità. L’edilizia è rimasta in espansione grazie agli investimenti pubblici, in particolare quelli finanziati dal Pnrr e dalla ricostruzione post-terremoto, e grazie ai bonus che hanno interessato il settore. Anche il terziario ha beneficiato della ripresa del turismo, con flussi che hanno superato i livelli pre-pandemici.

Tuttavia, l’Umbria continua a soffrire criticità strutturali. Il primo è il declino demografico: la popolazione in calo e l’invecchiamento riducono il potenziale produttivo; poi c’è la vassa crescita della produttività del lavoro: rispetto al Centro-Nord, con la nostra regione che registra una crescita più lenta a causa della sua struttura economica. Infine c’è la scarsa attrattività per gli investimenti e cioè la carenza di infrastrutture e un ecosistema imprenditoriale poco dinamico ostacolano nuovi investimenti.

"I dati dell’Istat e della Banca d’Italia sulla Produttività Totale dei Fattori in Umbria devono essere affrontati con determinazione – afferma Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria -. A livello nazionale la produttività è in calo, e in Umbria il fenomeno appare ancora più marcato. Il report della Camera di Commercio evidenzia come la Ptf sia un indicatore cruciale della salute economica. Per migliorare la produttività e garantire crescita sostenibile, è essenziale puntare su innovazione tecnologica e formazione dei lavoratori."

"Dalle analisi condivise in questi anni dalle Istituzioni e dalle forze economiche e sociali è emerso che l’Umbria deve concentrarsi su quattro strategie: Innovazione e digitalizzazione. Formazione e capitale umano: investire in istruzione e aggiornamento per un mercato del lavoro più competitivo. Infrastrutture e logistica. Sostegno alle Pmi: facilitare l’accesso al credito per stimolare la crescita economica".