REDAZIONE UMBRIA

L'Umbria rimane arancione: nel mirino l'indice di contagio

Il ministro Speranza ha diffuso i colori delle regioni per la prossima settimana

L'ospedale da campo di Perugia

Perugia, 30 gennaio 2021 - L’Umbria resta arancione. Secondo la bozza del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità-ministero della Salute, la nostra è però l’unica regione che registra una classificazione complessiva di rischio «alta», per tre o più settimane consecutive. E i dati della provincia continuano a testimoniarlo. Ieri sera il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha sancito che il territorio umbro resterà color arancio, con restrizioni importanti e che interessano prima di tutto la ristorazione. 

Ma la tabella relativa agli indicatori per la valutazione del rischio allegata al monitoraggio settimanale della cabina di regia, evidenzia che l’indice Rt della regione è pari a 0.96. Ma va precisato che è riferito alla settimana passata (con un leggero calo quindi, dato che in quella precedente era di 1,04), perché proprio giovedì il nucleo epidemiologico umbro ha svelato che negli ultimi sette giorni, invece l’indice di contagio è salito a 1,14. E questo potrebbe far pensare che l’Umbria davvero la prossima settimana si appresti al «rosso». 

I parametri di cui si tiene conto sono numerosi e tra questi c’è quello dell’incidenza dei contagi sulla popolazione che in Umbria sfiora i 200 (191,92) casi settimanali ogni 100mila abitanti, con la provincia di Terni che ha una incidenza di nuovi casi per 100 mila abitanti bassa (69,81), mentre in quella di Perugia è nettamente più alta (234,11). 

Il motivo? « Al momento comunque in Umbria non c’è alcuna evidenza scientifica su possibili varianti del virus e tanto meno su varianti autoctone», ha spiegato il commissario regionale per la gestione dell’emergenza, Massimo D’Angelo. In Umbria, così come sta avvenendo in altre regioni - ha aggiunto -, si vuole procedere a sequenziare il virus Sars-Cov-2 «per verificarne le caratteristiche». 

Proprio giovedì D’Angelo non aveva escluso – ma era un’ipotesi come il nostro giornale ha più volte sottolineato – che ci fosse una «variante locale» (queste erano state le sue parole). «Il sequenziamento del virus sul territorio regionale - ha detto - permetterà di avere a disposizione ulteriori dati oggettivi per interpretare anche le cause per cui l’infezione virale tende a diffondersi». 

Adesso però sono i ricoveri a preoccupare. Ieri i pazienti a finire in ospedale sono stati altri 10 a causa del Covid e il totale adesso è arrivato a quota 402, 53 dei quali, uno in meno, in terapia intensiva. Ed era dal 3 dicembre che non si superava la quota di 400. 

Un livello che adesso inizia davvero a preoccupare, anche perché la nostra regione è quella che ha evidenziato più ingressi nel setting assistenziale della terapia intensiva durante l’ultima settimana con un indice di 2,87 ogni 100mila abitanti, seguita dal Friuli-Venezia Giulia (2,82) e dal Veneto (2,77)

Ciò è quanto emerge dall’Instant Report Covid-19 dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica. Il report ha monitorato i nuovi ingressi settimanali in terapia intensiva e il valore medio registrato nel contesto italiano è pari a 1,80. Tutto questo è la conseguenza della crescita dei nuovi contagi, dato che nell’ultimo giorno ne sono stati accertati altri 335. 

I tamponi processati sono stati 6918. di cui 3.938 molecolari e 2.980 test antigenici, con un tasso di positività totale che scende sotto al 5 per cento, 4,82 per la precisione. La curva degli attuali positivi intanto però cresce: ai 335 nuovi ci sono 154 guariti facendo salire le persone ad oggi affette da Covid in Umbria pari a 5.477. Purtroppo anche ieri ci sono stati sette morti che portano il totale a 767, con gennaio che viaggia verso le 150 vittime.