Ancora un’aula di tribunale. Questa volta quella della Corte di Cassazione, dove si torna a parlare dell’omicidio di Meredith Kercher. O meglio, di Amanda Knox, a lungo sospettata di essere una delle responsabili di quella morte, poi assolta definitivamente dall’accusa, ma condannata per aver calunniato Patrick Lumumba, nel 2007 suo datore di lavoro in un pub del centro storico di Perugia, avendolo accusato dell’omicidio della studentessa inglese. Un’accusa risultata poi falsa a fronte delle indagini che avevano portato a individuare un testimone che dava a Lumumba un solido alibi e che lo collocava nel locale all’orario dell’omicidio, nessun riscontro alla presenza di Patrick sul luogo del delitto e, al contrario, la presenza di Rudy Guede.
Oggi i giudici discuteranno il ricorso di Amanda Knox, difesa dagli avvocati Luca Luparia Donati e Carlo Dalla Vedova, contro la sentenza della Corte d’appello di Firenze che aveva condannato la giovane donna americana, nel procedimento riaperto su indicazione della Cassazione stessa. Amanda, annunciano i suoi legali, non sarà in aula. Mentre ci sarà Lumumba, assistito dall’avvocato Carlo Pacelli: "Ha subito danni morali ed economici devastanti" da quelle accuse. "Knox non ha mai chiesto scusa al mio assistito, nemmeno con un messaggio – ha sottolineato ancora il penalista –. Non lo ha mai risarcito e ha dimostrato totale assenza di pietà e di rimorso. Essere presente in Cassazione è quindi la cosa giusta per Lumumba".
Il ricorso della difesa dell’americana sarà esaminato dalla prima sezione della Suprema Corte in un’udienza pubblica in programma dalle 10. La sentenza potrebbe arrivare in serata.