Perugia, 5 giugno 2018 - «Un bambino veniva messo in punizione su una sedia e fatto oggetto di tirate d’orecchie da parte di tutti i compagni». Funzionava cosi il «Gioco del Somarone» che una maestra d’asilo, ora condannata dal tribunale per abuso dei mezzi di correzione a un mese di reclusione (pena sospesa), avrebbe fatto praticare ad alcuni bambini di una classe di scuola d’infanzia a Monte Castello di Vibio. Non solo, secondo quanto contestato dalla Procura di Perugia la donna, all’epoca supplente 35enne, avrebbe anche preso a «sberle» – recita il capo d’imputazione – i piccoli della classe in cui, proprio il giorno in cui si sono verificati i fatti, stava sostituendo un’insegnante di ruolo assente per malattia.
L’imputata, difesa nel processo di primo grado terminato ieri, dopo otto anni dagli avvenimenti, dagli avvocati Chiara Lazzari e Giuseppe Innamorati, era stata immediatamente convocata dalla preside cui alcuni genitori avevano riferito allarmati le parole dei loro piccoli. E con la dirigente aveva negato categoricamente di aver preso a schiaffi i bambini, ma aveva invece ammesso la pratica del «Gioco del Somarone», rivendicandone anche un intento pedagogico, o comunque raccontando che le era stato insegnato da una docente più anziana di lei in un’altra scuola del circondario. Alcuni dei genitori dei bambini della classe scoprirono la sera stessa cosa era accaduto a scuola, una piccola disse alla madre che la maestra l’aveva «presa a schiaffi» e così fecero molti altri. Nel procedimento, assistiti dall’avvocato Nadia Trappolini, si sono costituiti parte civile sedici genitori che avevano chiesto una provvisionale di 40mila euro.
Ma il giudice, Marco Verola, non ha stabilito nulla in questo senso, rinviando tutto al tribunale civile. All’epoca dei fatti la preside, ascoltata in aula come testimone nel corso del dibattimento, convocò anche le bidelle in servizio nelle ore in cui sarebbero avvenuti i fatti e una di loro effettivamente confermò di aver visto in classe un bambino seduto in disparte che aveva tutte le orecchie rosse. Un bimbo che, secondo la Procura di Perugia, sarebbe stato sottoposto a «trattamento umiliante davanti a tutti i compagni».
Francesca Marruco