ERIKA PONTINI
Cronaca

Malati senza più gusto e olfatto "Li curiamo con un integratore"

La professoressa Di Stadio, docente di di Neuroscienze a Perugia: "L’anosmia è provocata da una infiammazione del sistema nervoso centrale. I pazienti trattati con la molecola hanno recuperato meglio"

studio scientifico

di Erika Pontini

Recuperare l’olfatto, e il gusto, annientati dal Covid anche a distanza di mesi dalla fine della malattia, come accade a un paziente su dieci. Ora sembra possibile con un integratore normalmente utilizzato per l’Alzheimer e che sta dimostrando di funzionare per ridurre l’infiammazione alla base dell’anosmia, grazie allo studio condotto su un centinaio di ex malati dal gruppo di lavoro della professoressa Arianna Di Stadio, coordinatore di Ricerca in Otorinolaringoiatria e docente di Neuroscienze all’Università di Perugia.

In cosa consiste?

"Si tratta di pazienti che presentavano anosmia da più di tre mesi dopo la negativizzazione del tampone. A cento di loro abbiamo somministrato lo sniff-test e li abbiamo sottoposti a una riabilitazione olfattiva, ricontrollandoli a un mese. Dopo tre mesi abbiamo sospeso il trattamento per verificare".

E il farmaco?

"Uno dei due gruppi è stato sottoposto anche al farmaco con la tecnica del doppio cieco: quindi nessuna sapeva chi lo aveva ricevuto".

Che dicono i primi risultati?

"Chi ha fatto il farmaco-integratore è riuscito a recuperare l’olfatto del doppio. Noi magari non ci rendiamo conto ma è una cosa grave perdere l’olfatto che è uno dei nostri sensi ancestrali".

Ma ci sono altri virus che provocano l’anosmia?

"Alcuni coronavirus ma l’infiammazione neurologica è più correlata al Covid".

Come nasce la ricerca?

"Lo studio parte dall’ipotesi scientifica che la causa della perdita dell’olfatto interessi il sistema nervoso centrale e non si tratti invece di un’ostruzione periferica".

Come se il Covid risalisse dal naso?

"Ci sono due ipotesi: un Covid in via diretta dal naso al bulbo olfattivo oppure una problematica secondaria a quella vascolare".

Perchè integratori-farmaci utilizzati per l’Alzheimer?

"Partendo dal presupposto che la perdita dell’olfatto, e di conseguenza del gusto, è una neuroinfiammazione. Abbiamo provato la combinazione tra due molecole - a metà tra un farmaco e una sostanza naturale – che riducono l’infiammazione in senso generale e modulano alcune cellulare a lavorare nella loro parte diciamo ’buona’. Pensi alla vitamina D, di cui tutti siamo carenti, è un immunomodulatore e immuno stimolante ed è utilizzata nel trattamento della sclerosi multipla".

Ma avete verificato se colpisce più giovani o anziani?

"Colpisce indistintamente dall’età: come tutte le infiammazioni, ci sono risposte immunitarie differenti anche se in molti pazienti tende a regredire naturalmente ma se non accade è bene sottoporsi a una terapia per evitare che diventi irrecuperabile".

Lo stesso integratore può risultare utile anche nell’infiammazione prodotta dal Covid durante la malattia?

"E’ la fase 2 del progetto: provare l’utilizzo per i disturbi infiammatori centrali, i deficit mnemonici e non solo. Questa molecola può essere promettente e comunque non fa male".

La professoressa Di Stadio ha anche aperto una mail dedicata (email: [email protected]) per ricevere i contatti degli interessati a prendere parte allo studio. Dovranno specificare però domicilio, contatto email e telefonico così che possano essere ricontatti dal centro a loro più vicino.

Lo studio è partito a Fano ma nei prossimi giorni sarà possibile rivolgersi anche nei centri dedicati del San Giovanni di Roma, al Federico II di Napoli, al Careggi di Firenze e all’ospedale universitario di Sassari.