STEFANO CINAGLIA
Cronaca

Malattie rare, sfogo di una mamma: "Siamo abbandonati a noi stessi"

"Non c’è cura, né assistenza, né inclusione. Combattiamo non solo la malattia ma anche le Istituzioni"

Disabilità

Disabilità

"Nella Giornata nazionale delle Malattie rare, dopo 21 anni che lottiamo contro una malattia rara, posso tranquillamente affermare che siamo completamente abbandonati a noi stessi. Non c’è cura, non c’è assistenza, non c’è inclusione. Ogni giorno una lotta impari contro la malattia che ci porta via i nostri figli nati liberi e sani, contro il Comune, contro la Asl, contro la Regione e lo Stato. Un saluto da Anna dal letto di casa, sindrome di Rett, malattia rara". E’ il toccante post, che ha raccolto in poche ore centinaia tra like e commenti, di Patricia Turilli, mamma di Anna.

"Parliamoci chiaro – inizia lo sfogo di Patricia –, delle malattie rare non frega niente a nessuno, tranne a chi le fronteggia. Dopo 21 anni siamo stanche, stravolte, non ne possiamo più. Ad Anna è sopraggiunta una scoliosi neurologica che le ha schiacciato un polmome: durante la notte è costantemente ventilata. Deve fare ginnastica tutti i giorni ma da quando ha lasciato il Sim Infanzia, per questioni di età, la fa a singhiozzo: al Centro Domus Gratiae dieci giorni di fila, poi basta. Siamo state al “Bambin Gesù“ e ci hanno detto che Anna non può interrompere la ginnastica. Deve fare ginnastica riabilitativa in piscina, ma a Terni non è possibile. Non c’è una struttura pubblica e quelle private costano: le famiglie dei disabili gravi s’impoveriscono progressivamente".

"Alla piscina dell’ospedale devo mandare ancora la richiesta formale - continua Patricia – ma so già che non c’è un sollevatore, né assistenza sanitaria. Quindi Anna, nelle sue condizioni, non puo’ usufruirne. La verità è che una persona disabile gravissima quando esce dal Sim Infanzia non sa più dove andare e trova ovunque le porte sbarrate. Le medicine per l’epilessia, di cui Anna soffre, le paghiamo noi. Il servizio sanitario pubblico le garantisce due giorni di ginnastica a Fratta Todina, due ore al giorno di assistenza domiciliare: ma sabato e domenica siamo a casa sole. Siamo lì agli arresti domiciliari, non c’è un Centro specializzato per questi ragazzi e quelli che ci sono sono già pieni. Noi siamo in carrozzella ma le strade sono piene di buche e male illuminate: dove dovremmo andare?". Ed ancora. "Avevo chiesto alla Asl un week end al mese di assistenza, mi è stato proposto l’Hospice, con i malati terminali, con Anna che sarebbe stata seguita dagli infermieri dell’Hospice. Purtroppo i soldi soldi non ci sono e la situazione è questa. Anna è al quarto anno delle superiori, cosa farà quando finirà la scuola? Siamo abbandonati, non c’è presa in carico sanitaria. Passano gli anni, noi genitori ci invecchiamo e i nostri figli peggiorano, è normale purtroppo. Facciamo almeno in modo che un disabile grave possa usufruire di una piscina". "Le leggi? La 62-2024 è inattuata, mancano le figure specializzate ed è stata rinviata al 2027. La 328 del 2000 prevede un progetto individuale per il disabile: mai fatto da nessuno, in particolare Asl e Comue, sono passati 25 anni. Anna a 21 anni sta sempre in casa, non c’è un Centro sanitario, non ci sono strutture, nè cure fisioterapiche. Non c’è la volontà dello Stato d’intervenire", conclude Patricia.

Stefano Cinaglia