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Maltrattamenti in famiglia. Disposizioni violate: dai domiciliari al carcere

Il provvedimento eseguito dai carabinieri. Il centro Medusa fornisce i dati sulle richieste di aiuto di donne alle prese con la violenza: i casi sono in aumento.

Maltrattamenti in famiglia. Disposizioni violate: dai domiciliari al carcere

Provvedimento eseguito dall’Arma

Nonostante si trovasse ai domiciliari continuava a maltrattare i familiari ed è finito in carcere. Proprio ieri, giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne i carabinieri raccontano l’ennesimo caso. Stavolta sono stati i militari dell’Arma della Stazione di San Giustino a eseguire un provvedimento emesso dall’ufficio di Sorveglianza di Perugia con il quale è stata disposta la revoca dei domiciliari e per un 53enne di Città di Castello si sono aperte le porte del carcere. L’uomo si era reso responsabile di maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale nel 2022. Nel corso della detenzione domiciliare i militari hanno accertato che l’uomo, in due distinte occasioni, aveva reiterato più volte le sue condotte, attraverso atti di violenza ed evasione, violando gli obblighi imposti dal giudice. Intanto proprio ieri a Città di Castello si è riunito il tavolo comprensoriale che mette insieme enti, forze dell’ordine, associazioni nel centro antiviolenza Medusa. Dati preoccupanti anche nel territorio: quasi 500 chiamate di aiuto in 11 mesi. Nel 2024 il centro Medusa che serve gli 8 comuni della zona sociale 1 ed è gestito dall’associazione LiberaMente Donna, ha registrato ancora una volta dati in aumento rispetto ai dodici mesi precedenti. Dal primo gennaio al 25 novembre, sono state, infatti, 50 le donne prese in carico per la prima volta dal servizio, che ha ricevuto 490 chiamate e ha svolto 357 colloqui: a novembre 2023 le donne prese in carico erano state 38. Negli anni sono stati attivati progetti innovativi: il primo protocollo nazionale per l’inserimento occupazionale delle donne vittime di violenza, i corsi di formazione per gli insegnati delle scuole primarie finalizzati a far emergere il disagio nascosto nelle famiglie, la previsione di una riserva di posti nella graduatoria delle case popolari, l’attivazione del Pronto Soccorso Sociale. Un percorso che, è stato annunciato al tavolo, continuerà con l’attivazione di progettualità che coinvolgeranno le scuole secondarie di secondo grado di Città di Castello e che presto saranno presentate nel dettaglio alla comunità tifernate.