In Arvedi Ast si apre la questione delle stabilizzazioni del personale “somministrato“, a cui di volta in volta viene rinnovato il contratto. Sarebbero tra settanta e ottanta i lavoratori che si trovano in questa condizione. E ci sono anche casi di lavoratori in somministrazione da qualcosa come nove anni. Questione riaperta, quella delle eventuali stabilizzazioni, perché da quanto trapela in ambienti sindacali sarà posta sul tavolo del prossimo confronto con la direzione aziendale, già richiesto dalle Rsu di stabilimento. Più di un malumore è emerso tra i lavoratori di Arvedi Ast al termine delle assemblee che si sono concluse ieri. Si va, appunto, dalla carenza di personale evidenziata dalle maestranze in diversi reparti, alla “disparità“ nel riconoscimento dei premi di produzione che ha di fatto scontentato più aree produttive, fino alle incertezze che permangono sul fronte dell’agognato accordo di programma, rimandato a data da destinarsi e comunque post elettorale, e con esso sul piano complessivo degli investimenti. Non è un mistero che senza accordo di programma il piano industriale da un miliardo potrebbe essere rimesso in discussione. Le rassicurazioni aziendali sul punto sembrano non bastare. Riguardo alle eventuali stabilizzazioni, l’azienda avrebbe fatto sapere di essere anche disponibile a vararle, ma con tempi e modi che sarà essa stessa a stabilire. Insomma la questione resterebbe fumosa. Quindi il nodo del premio di produzione riconosciuto solo all’area a caldo e che ha fatto storcere il naso ai lavoratori degli altri reparti. In viale Brin, intanto, nell’ambito della campagna elettorale c’è stata mercoledì la visita della segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, che ha incontrato i sindacati "Oggi pomeriggio insieme alle lavoratrici e ai lavoratori del polo chimico e delle acciaierie di Terni, che con il loro indotto valgono quasi il 20% del Pil dell’Umbria – scrive in post la segretaria dem – . Grazie a questi lavoratori e ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali per la tenacia con cui tengono il punto per preservare i loro posti di lavoro e la vocazione industriale di questo territorio, che va salvaguardata: il Pd è al loro fianco. Da anni queste realtà soffrono una profonda crisi e la completa mancanza di un piano industriale del Governo Meloni acuisce questa situazione, così come risentono dei costi dell’energia che in Italia sono i più cari d’Europa. Serve un impegno locale, nazionale ed europeo per evitare la desertificazione industriale e accompagnare queste aziende nella transizione energetica".
Ste.Cin.