
"Ringrazio mia figlia che ogni giorno mi dà la forza per cercare la verità sulla sua morte, una promessa che le ho fatto quando l’ho sepolta. Ringrazio gli avvocati, i consulenti, chi mi sostiene moralmente e grazie alla raccolta avviata sulla piattaforma gofundme.com". Gennaro Elia riesce a trattenere le lacrime, ma gli occhi mostrano un dolore inconsolabile. "La mia vita è finita quando lei è morta – dice –, un po’ di sollievo, forse, lo avrò quando sarà fatta chiarezza fino in fondo". Negli occhi di Gennaro c’è anche rabbia: "Mia figlia poteva essere salvata, grazie all’Ecmo. Dopo la sua morte – racconta – ho approfondito quello che è successo e ho scoperto l’esistenza di questo macchinario salvavita: era all’Ecmo che i medici pensavano quando mi dicevano che Maria forse sarebbe stata trasferita a Firenze. Ma, stando ai consulenti, ci hanno pensato tardi. Sono rimasto ancora più sconvolto quando ho scoperto che quel macchinario c’è anche a Perugia, ma che per scelta non viene utlizzato. Ecco, non è giusto sentirsi dire che tua figlia di 17 è morta quando questi decessi sono evitabili. Io chiedo solo la verità".
Nella loro perizia, i consulenti Andrea Fornari e Carmine Gallo sottolineano come "a maggior conferma dell’importanza del trattamento Ecmo nella Ards da virus influenzale H1N1 (la patologia da cui era affetta Maria, ndr), il 5 novembre 2009, la Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province autonome ha sancito un’intesa istituendo una rete nazionale per l’utilizzo della terapia Ecmo rilevato che il tempestivo e opportuno trattamento con Ecmo delle forme più severe refrattarie alle terapie convenzionali e alla ventilazione meccanica può portare a un contenimento della mortalità". Di questa rete gli ospedali di Perugia e Terni non fanno parte pur avendo il “macchinario“. Maria, secondo i consulenti e i legali, doveva essere sottoposta a Ecmo per aiutarla a superare le conseguenze della “suina“ e, poi, essere curata per per l’infezione batterica.
"Tengo a sottolineare il coraggio del papà di Maria, che mai si è arreso. Abbiamo depositato l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione – ribadisce l’avvocato Antonio Cozza che con il collega Nicodemo Gentile assiste Gennaro Elia – alla luce delle conclusioni dei nostri consulenti i quali affermano che vi è stato chiaro errore da parte dei sanitari che ebbero in cura Maria, i quali avrebbero dovuto attivare l’Ecmo a poche ore dall’arrivo della 17enne in ospedale. Con alto o elevato grado di credibilità razionale o di credibilità logica, Maria si sarebbe salvata". Per questo gli avvocati Cozza e Gentile chiedono che "i sanitari del reparto di Terapia Intensiva che ebbero in cura Maria siano iscritti nel registro degli indagati" e di "disporre la prosecuzione delle indagini".