"Mio marito è morto sul lavoro". L’Inail non paga, vedova protesta

"Ho scritto al Quirinale e sono pronta ad andarci di persona, lo devo a mia figlia". Attesa perizia medico legale

"Mio marito è morto sul lavoro". L’Inail non paga, vedova protesta

"Mio marito è morto sul lavoro". L’Inail non paga, vedova protesta

"Hanno trovato la vedova sbagliata, non mi arrenderò mai, lo devo a mia figlia". Destinazione Inail. Cinquantenne, senza lavoro, con una figlia di vent’anni, l’estate scorsa ha perso il marito, stroncato da un infarto in mezzo alla strada, vicino al furgone, subito dopo aver consegnato della biancheria per conto della lavanderia industriale per cui lavorava. L’Inail non riconosce quel decesso come morte sul lavoro e, finora, non ha versato ai familiari alcuna delle indennità previste. Per l’Inail l’infarto, in quanto tale, è casuale, dovuto a malattia e comunque non riconducibile all’attività lavorativa svolta. Sarà ora una perizia medico legale, richiesta ai familiari e ai loro avvocati, a fare chiarezza. Intanto è polemica, aspra. Il caso, sollevato da Umbria24, è solo all’inizio. La signora, contattata da La Nazione, intanto ha scritto al Quirinale, alla senatrice Liliana Segre, alla segretaria del Pd, Elly Schlein. "Mio marito è morto alle 12.48 del 29 luglio del 2023 – racconta la signora –, il caldo di quei giorni se lo ricordano tutti. Si è sentito male davanti al furgone, appena scaricata la biancheria. I carabinieri intervenuti hanno chiaramente riportato che si trattava di morte sul lavoro. Finché avrò vita non mi darò per vinta, ho un dovere verso mia figlia". "Mio marito - continua - svolgeva due regolari attività, otto ore in fabbrica e quattro con la lavanderia industriale. Non lo vedevamo mai, gli amici gli dicevano di riposarsi. In 28 anni ha versato 174mila euro di contributi. Mia figlia studia, io non ho un lavoro e l’Inail ci chiude le porte in faccia. Presenteremo, come ci è stato richiesto, una perizia medico legale ma nessuno creda che mi darò per vinta. Al Quirinale ho già scritto, sono pronta ad andarci di persona. La posizione lavorativa di mio marito era assolutamente regolare, c’era un’assicurazione e il decesso è chiaramente riconducibile al lavoro". "Non sarò una delle tante vedove lasciate in mezzo alla strada – conclude la signora –, combatterò fino alla fine. Ho estinto un mutuo, faccio sacrifici, ho una figlia giovane che studia, sono pronta a tutto per difendere un diritto di mia figlia". La signora è assistita dagli avvocati Simone Paltriccia e Paola Tenneroni. Il legale ribadisce la ricostruzione della vicenda, che si muove intorno a centinaia di migliaia di euro, sullo sfondo di dolore e rabbia.

Ste. Cin.