
Litigi, casi di mobbing, discussioni accese: "Ora apriamo la pentola degli illeciti al commissariato di Città di Castello. Scopriamo le carte e vediamo le ingiustizie e gli abusi di potere" commessi. Non si ferma la polemica che sta travolgendo in questi giorni il commissariato di polizia. Il sindacato Siulp aveva già denunciato il non rispetto delle misure anti Covid con riunioni in presenza nonostante le norme rigidissime. ’Accuse’ smentite immediatamente dalla questura di Perugia.
E ora rilancia riferendo di presunti casi di mobbing all’interno degli uffici tifernati. Il segretario provinciale Massimo Pici si dice "stupito" delle dichiarazioni della Questura con cui smentisce qualsiasi irregolarità sulla gestione della crisi sanitaria al commissariato tifernate: "Proprio per questo ci rendiamo disponibili, in qualsiasi momento a convocare gli iscritti al Siulp che hanno partecipato a queste riunioni per mettere a disposizione del Questore la corretta ricostruzione dei fatti in maniera precisa e inconfutabile".
Pici riferisce inoltre che "nell’ultimo periodo tre colleghi sono stati costretti a ricorrere alle cure dei sanitari a causa delle intemperanze del dirigente (il vice questore Michele Santoro insediatosi a Città di Castello nell’agosto del 2020 e prima alla Mobile come vice e al Reparto Prevenzione e Crimine). A giugno, l’ultimo degli eventi che avrebbe visto coinvolto "un sovrintendete capo che a seguito di un ‘confronto’ duro e provocatorio avvenuto in presenza di altri colleghi, ha accusato un malore. In quell’occasione – si legge nella nota sindacale – fu anche chiamata un’ambulanza dagli altri colleghi come dimostrano i referti medici rilasciati dai sanitari del pronto soccorso". Per il Siulp "non è corretto valutare ogni singolo episodio per stabilire la percentuale di torto del personale, concludendo, ogni volta, con ‘…sì, però ognuno ha il proprio carattere…’ " .
Elementi che delineano un ambiente "avvelenato", dice Pici all’interno del commissariato di Città di Castello. Secondo il sindacalista, infine, è "troppo facile valutare i fatti con il codice di disciplina: sono così tanti e frequenti che letti insieme – sostiene – fotografano perfettamente una situazione di assoluta incompatibilità con il personale del commissariato. "Tale atteggiamento - aggiunge - svilisce anche il ruolo del dirigente che invece di essere il punto di riferimento e di esempio per il personale è fonte di continue tensioni, preoccupazioni e ansia". Il Siulp (che rappresenta l’80% del personale del Commissariato) sta organizzando un sit in nel corso del quale saranno riportate anche altre situazioni nell’ambito di questa vicenda.
Il braccio di ferro non sembra essere finito.
Cris e Eri.P.