Per molti secoli è stato un monastero immerso nel verde, tra alberi, strade sterrate e campagna. Da quell’imponente complesso religioso che si affacciava su un ampio orizzonte si è sviluppata Monteluce. Dal ’900 a oggi. Sono nati palazzi e villini in stile liberty ancora oggi intatti, la grande fiera di agosto nella festa dell’Assunta ha fatto spazio a commercio e negozi. "E proprio dall’antico convento, con campane e orologio che oggi non c’è più, trasformato a partire dal 1910 nel nuovo ospedale, si è sviluppato il quartiere ai piedi del centro storico di Perugia", spiega Adriano Piazzoli, perugino doc, memoria storica della città. Mostra le sue preziose cartoline con le foto in bianco e nero. Ci accompagna nel passato di un territorio che ancora oggi - dopo traslochi eccellenti e palazzi edificati e buttati giù - assiste di nuovo al cambiamento.
L’arrivo dell’ospedale in piazza Cecilia Coppoli rivoluzionò la zona. Tant’è che quel piano regolatore fu anche il primo che abbia avuto la città. "La prima pietra fu posta il 14 settembre del 1910 - racconta Piazzoli -. Cu fu una grande presentazione, con tantissima gente. Partecipò anche il Ministro Luigi Luzzatti. I lavori dell’ospedale terminarono nel 1923 con il trasferimento da via Oberdan a Monteluce e l’inaugurazione del reparto di medicina e chirurgia e la clinica ostetrica, che era stata collocata nel superstite monastero. Al nosocomio fu data l’Intitolazione di ospedale Civile XIV settembre 1860, ma in seguito venne ripristinato il vecchio titolo di “Ospedale di Santa Maria della Misericordia“".
Ma perché nacque proprio a Monteluce la nuova, imponente struttura? Avvolgiao ancora il nastro del tempo. Correva l’anno 1860, quando Gioacchino Napoleone Pepoli, commissario straordinario nelle province dell’Umbria, decretò la soppressione delle corporazioni religiose e dei loro beni: conventi e monasteri passarono tutti di mano. Sarebbero stati infatti ceduti ai Municipi, purché adibiti per giustificato bisogno, a scuole, asili e appunto, ospedali. "Il Comune di Perugia in quel periodo costituì la Congregazione di carità, che era saldamente nelle mani della borghesia massonica perugina e che doveva vigilare e tutelare questi beni – illustra Adriano Piazzoli -. Si pensò di trasferire l’ospedale dall’allora via della Pesceria, ora via Oberdan, che aveva solo un centinaio di posti letto ed era poco areato, nel monastero delle clarisse in Monteluce. Il 19 maggio 1910 le religiose furono quindi sfrattate dopo sette secoli di permanenza e riunite alle Terziarie Francescane di Sant’Agnese, nel convento che stava a Porta Sant’Angelo. Poi nel 1924 si trasferirono definitivamente nella villa degli Oddi a Sant’Erminio, appositamente acquistata e ristrutturata dal Comune. Ma prima di buttarlo giù, ai perugini fu consentito, dal 24 al 27 maggio, di visitare per l’ultima volta il Convento".
E’ trascorso un secolo esatto dall’apertura dell’ospedale. Da allora il nome di Monteluce è rimasto strettamente legato al servizio di medicina. E lo rimarrà ancora. Perché - è cronaca di questi giorni - arriverà la nuova Casa della Salute dell’Usl e prenderà il posto del vecchio ’Dispensario’ di via XIV Settembre, che per decenni è stato punto di riferimento della sanità perugina. Il cantiere con la ricostruzione della palazzina della vecchia chirurgia generale partirà a inizio anno. Ma questa è una storia ancora da scrivere.