Sara Minciaroni
Cronaca

Giada morta a 22 anni. Un mese fa l’operazione al ginocchio: “Vogliamo la verità”

Città della Pieve, lo strazio dei familiari e della madre: “Sabato scorso ha avuto la febbre alta e non passava. Il fratello ha cercato di salvarla, è stato un eroe”

Giada Coppola abitava a Città della Pieve, in provincia di Perugia

Giada Coppola abitava a Città della Pieve, in provincia di Perugia

Città della Pieve, 4 marzo 2025 – “Dobbiamo cercare la verità, lo dobbiamo a Giada e a suo fratello”. Barbara ha appena perso una figlia di 22 anni, un malore improvviso che gliel’ha strappata in pochi minuti. Ripercorre con noi le ultime ore della giovane e tutta la sequenza di fatti che hanno portato alla morte di una giovanissima in apparente buona salute, mentre sono attese in queste ore le prime risposte dagli accertamenti diagnostici disposti dall’ospedale di Perugia.

“Il 24 gennaio Giada era stata operata al ginocchio. Ha preso eparina per 29 giorni, due giorni in più anche rispetto alla prescrizione. Poi sabato scorso ha avuto la febbre alta e la tosse che non passavano, per questo il medico le ha prescritto un antibiotico”, il racconto della madre. “Mercoledì - continua - siamo andate in pronto soccorso a Castiglione del Lago, perché la febbre si era abbassata, ma erano iniziati un vomito continuo e gravi sintomi gastrointestinali. Qui ci dicono di sospendere l’antibiotico, le fanno una flebo per reidratarla, gli esami del sangue che non mostrano anomalie, e alle 19.30 torniamo a casa”. Giada sembra stare meglio quella sera e ricomincia a mangiare, durante la notte va anche in bagno da sola, anche se cammina ancora con le stampelle.

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L’intervento dell’elisoccorso ma per la ragazza non c’è stato nulla da fare (Foto di repertorio)

“Al pronto soccorso - prosegue la madre - le hanno fatto anche i test per la coagulazione del sangue, perché avendo la gamba in quella maniera probabilmente hanno pensato - come è giusto che si pensi - al discorso dell’intervento quindi io voglio presumere che abbiano fatto tutto quello che c’era da fare. Anche nel dolore, nella rabbia, che sia solo un fatto del destino, imprevedibile e inevitabile”. Barbara alle 5 del mattino di venerdì esce per andare al lavoro, “Giada era a letto, tranquilla. In casa con lei c’era l’altro mio figlio con il padre. Intorno a mezzogiorno - dice Barbara - ho chiamato e mi hanno detto che era tutto tranquillo. Io non ho potuto fare niente per salvarla, però non l’abbiamo mai lasciata sola. Mai sottovalutato le sue condizioni. Suo fratello è stato un piccolo eroe, ha avuto tanto coraggio”.

Perché tutto è precipitato in pochi istanti. “Erano le 13 passate quando mi hanno chiamato, dicendo che Giada stava male e che non si capiva cosa avesse, che avevano già avvisato il 112, che stava arrivando l’elicottero. Sentivo il fratello minore che stava seguendo all’altro telefono le istruzioni dei medici per il massaggio cardiaco. Quando sono arrivata stavano tutti cercando di salvarla. Hanno fatto il possibile. Devo ringraziare ognuno di loro. Il personale medico è stato straordinario”.

Poi il volo verso il Santa Maria della Misericordia e i tentativi di rianimazione, ma purtroppo per la giovane ex studentessa di Città della Pieve non c’è stato nulla da fare. Ora rimane solo la ricerca della verità clinica, anche per capire se si è trattato di un problema pregresso anche di familiarità con i disturbi genetici per il rischio trombosi, perché “riavere mia figlia - conclude la mamma - quella sarebbe l’unica cosa che desidero, ma che non potrò mai cambiare. Invece devo sapere se esiste un rischio per il fratello”.