Luca Fiorucci
Cronaca

Le ultime ore di Andrea Prospero. I computer, i cellulari e le 46 sim, le indagini e i nodi da chiarire

Inquirenti al lavoro per identificare il terzo in call per “parlare con un morto”. E poi il motivo che ha spinto lo studente di Lanciano a togliersi la vita. Poi l’affitto della stanza e la disponibilità di due carte di credito

Inquirenti al lavoro risalire al motivo che ha spinto lo studente di Lanciano a togliersi la vita

Inquirenti al lavoro risalire al motivo che ha spinto lo studente di Lanciano a togliersi la vita

Perugia, 19 marzo 2025 – Il computer, i cinque cellulari e le 46 sim card di Andrea Prospero non avrebbero più segreti. Gli accertamenti tecnici si sarebbero conclusi con l’acquisizione dei dati contenuti nei diversi supporti. Che ora dovranno essere analizzati, permettendo di ricostruire l’attività telematica e virtuale dello studente di Lanciano, trovato morto il 29 gennaio, e i suoi contatti. Sono stati vagliati dagli investigatori della squadra mobile e della polizia postale anche i tabulati delle conversazioni in varia forma, intercorse con più interlocutori su più piattaforme, tra cui le chat sulle quali Andrea risulterebbe essere stato particolarmente attivo. Allo stesso tempo, si starebbe lavorando per identificare il terzo interlocutore della chat “dell’orrore“ nella quale, dialogando con un utente che gli inquirenti identificano nel giovane arrestato, di fatto Andrea si toglie la vita “in diretta“. Chat nella quale, risulta dalle indagini, subentra il terzo, invitato a “entrare in call” per “parlare con un morto”. E con il quale, secondo l’accusa, il 18enne romano continua a dialogare quando presumibilmente Andrea è già deceduto.

I due si interrogano sulla possibilità o meno di chiamare un’ambulanza, di come e cosa dire, di come evitare di finire loro nei guai. Conversazione che si conclude con la scelta di farsi gli affari propri per evitare di rimanere coinvolti, anche se il timore che, una volta scoperto il cadavere e trovato il suo cellulare, potessero essere individuati, sembra essere confermato in più passaggi della loro conversazione, con la speranza che Prospero, ormai deceduto, abbia chiuso la chat con loro. Timore che del resto viene manifestato in uno scambio tra Andrea e il primo interlocutore che si preoccupa che tutto sia stato cancellato. “Tranquillo non ho salvato foto” risponde Andrea.

Se la modalità della morte dello studente abruzzese appare ricostruita, la vicenda continua ad avere degli aspetti da chiarire che costituiscono la seconda fase dell’indagine. Ovvero il contesto in cui Andrea si sarebbe mosso, il perché dei cinque cellulari e di tutte quelle sim card, ritrovate nella camera del b&b, affittato a nome dello studente all’inizio di gennaio. Che sia stata una casualità la presenza di tutto quel materiale oppure una sorta di indizio è uno degli aspetti che rimangono da accertare. A cosa sarebbe dovuta servire la stanza? Solo per togliersi la vita, visto che, come emerge da altre conversazioni, farlo allo studentato dove “devi portarti corda e sgabello” appariva più complicato? Allo stesso modo, resta da accertare l’utilizzo di tutti quei supporti tecnologici, e ancora le carte di credito, una trovata nel bagno della camera affittata l’altra nel portafoglio di Prospero, intestate ad altre persone, tra cui una inesistente.

Particolari che sembrerebbero indirizzare verso l’ipotesi di un’attività non proprio lecita con cui, forse, Andrea sarebbe riuscito a mettere da parte i soldi, reali o criptovalute, utilizzati per vari acquisti, come l’ossicodone, che gli avrebbe fornito un 18enne campano, anche lui indagato, o lo Xanax che, sempre nell’ultima chat dice di aver preso “per dessert”. Anche sul fronte dell’approvvigionamento dei farmaci, acquistabili solo con prescrizione medica, sono in corso approfondimenti che si addentrerebbero nel mondo virtuale delle chat più o meno segrete, dove Prospero si sarebbe mosso per cercare quello di cui aveva bisogno per togliersi la vita e dove, nell’ipotesi ventilata con il suo interlocutore in discussioni più vecchie, ipotizzava di trovare anche una pistola da usare contro di sé.

E poi un interrogativo su tutti: il motivo che avrebbe spinto il 18enne a convincere Andrea a togliersi la vita. Nei dialoghi che le indagini hanno evidenziato come cruciali per l’ipotesi di istigazione, Andrea cerca conforto nell’interlocutore, chiede di rassicurarlo. L’altro lo esorta, lo sprona alternando momenti di indifferenza. Poi lo interroga sull’assunzione o meno dei farmaci. Alla sua risposta affermativa, “Sì, non lo vedi?”, la risposta è laconica: “Sei morto”.