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La fiaccolata organizzata a Perugia in ricordo di Andrea Prospero
Perugia, 25 febbraio 2025 – E’ trascorso un mese e la sua morte è ancora avvolta nel mistero. Andrea Prospero, studente di Informatica all’università, la mattina del 24 gennaio, fa perdere le sue tracce intorno all’ora di pranzo. Avrebbe dovuto mangiare alla mensa universitaria di Perugia con la sorella gemella Anna, ma a quell’appuntamento non è mai arrivato. Le videocamere dello studentato di via Bontempi nel centro storico del capoluogo umbro, dove alloggiava, lo ritraggono a metà mattina mentre esce.
Il 19enne sembra tranquillo, nessuna stranezza. Si sofferma anche all’ingresso, per far entrare un corriere. Poi più niente. Un messaggio della sorella viene letto, ma non ha risposta. Irraggiungibile il telefono quando la ragazza lo inizia a chiamare che capire come mai non mai arrivato Cellulare muto.
Quando è ormai scattato l’allarme, i tabulati collocano il cellulare dello studente di Lanciano a Monteluce. È lì che si concentrano le ricerche i primi giorni. Si cerca Andrea negli edifici abbandonati, nel cantiere del progetto di riqualificazione dell’ex Policlinico, per scendere poi verso il Tevere. Arrivano i droni e i cani molecolari. Ma il ragazzo non c’è. Cinque giorni dopo, il 29 gennaio, viene ritrovato. Lo cercavano lontano, era a poca distanza dal suo alloggio, in via del Prospetto, in una stanza presa in affitto dall’8 gennaio fino al 20 febbraio, prenotazione di cui i controlli subito fatti non avevano dato traccia.
Lo trovano morto. Da tempo, presumibilmente lo stesso giorno della sua scomparsa, secondo i primi accertamenti medico legali. Ucciso forse dai farmaci assunti senza controllo. Con lui vengono ritrovati quattro cellulari e una quarantina di sim card, una carta di credito intestata a un ragazzo di Genova che dirà agli inquirenti di non aver niente a che fare con Andrea, di non averlo conosciuto. Gli investigatori acquisiscono i cellulari e il computer di Andrea, acquistato a novembre on line, il primo computer personale, spiegano i legali della famiglia, gli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli. Due mesi di attività virtuale che potrebbero aiutare a capire cosa sia successo al giovane studente di informatica. Come potrebbero rivelare elementi utili i frequentatori di una chat chiusa di Telegram sulla quale è circolato un messaggio di avvertimento e di invito a cancellare dai contatti Prospero, di cancellare le chat avute con lui perché la polizia postale aveva acquisito i suoi telefoni. Ammesso, precisano i legali, che quei nickname a cui si fa riferimento nel messaggio, corrispondano realmente ad Andrea. Alla loro identificazione starebbero lavorando gli investigatori. Mentre si attendono i risultati dell’analisi informatica sul computer, il cui contenuto in parte sarebbe stato recuperato per essere analizzato, e dei cellulari, la famiglia, tramite i legali, ha rivolto più volte un appello affinché chiunque fosse a conoscenza di qualsiasi dettaglio utile alle indagini lo comunichi.
Un appello a rompere il silenzio che sembra avvolgere la fine del 19enne, al cui suicidio la famiglia non vuole credere: “Aveva anche preso già il biglietto per tornare di nuovo a casa, non aveva mai evidenziato segnali di difficoltà o cenni a scelte estreme”. Il sospetto della famiglia è che il ragazzo si sia trovato in una situazione dalla quale è rimasto schiacciato. Quale situazione? Diversi elementi sembrano indirizzare verso il lato oscuro della rete, forse verso qualche tipo di attività illecita. Ipotesi che vengono vagliate e per le quali si continua a lavorare.