
"Sono ai domiciliari in un gruppo appartamento in provincia di Brindisi. Dal 4 agosto sarò libera, avrò scontato la mia pena". Tiziana Deserto oggi ha 48 anni: era stata condannata a 15 anni (tre condonati grazie all’indulto) per concorso in violenza sessuale e omicidio della figlioletta di 2 anni e 8 mesi, la piccola Maria Geusa. "Voglio solo far sapere che ho pagato quello che dovevo pagare – continua al telefono –, nonostante io sia innocente. Non c’è stato un giorno nel quale io non abbia pensato alla mia Maria. Il mio cuore è ancora ferito, non guarirà mai".
Era il 5 aprile del 2004 quando Giorgio Giorni (all’ergastolo), secondo l’accusa, stuprò e uccise la bambina che le aveva consegnato la madre, Tiziana. La Deserto venne arrestata nel 2012 quando la condanna divenne definitiva: il processo Tiziana lo affrontò a piede libero accanto al marito, Massimo Geusa, dal quale ora si sta separando. "In carcere mi sono ammalata – racconta ancora Tiziana –, soffro di crisi d’ansia, sbalzi d’umore e forte tachicardia. Per questo percepisco un’invalidità civile. Ho ricevuto due encomi dal magistrato di sorveglianza per buona condotta, ho lavorato in carcere come porta-vitto e ho partecipato alle attività teatrali. Ma sono stati dieci anni durissimi". La Deserto è ai domiciliari da maggio dello scorso anno. Prima in casa, dalla madre, poi nella comunità alloggio dove si trova tuttora. Alla donna sono stati riconosciuti dal tribunale 90mila di indennizzo per il sovraffollamento carcerario: "Serviranno per il pagamento delle spese processuali e del soggiorno in carcere", sottolinea l’avvocato Giancarlo Camassa che ora assiste la donna.
AnnA