REDAZIONE UMBRIA

Morto a 17 anni dopo la chemio, la famiglia al procuratore generale: “Si occupi del nostro Alex”

L’appello dei genitori del ragazzo: “Vogliamo che venga fatta chiarezza e fino ad allora non ci arrenderemo. Chiediamo a Sergio Sottani di prendere il mano il caso”. E sono state presentate nuove denunce

Alex aveva 17 anni

Alex aveva 17 anni

Perugia, 9 settembre 2024 – Lo dicono da sempre: Elena e Stefano Mazzoni non si arrenderanno fin quando non sarà fatta chiarezza, secondo loro, sulla morte di Alex, deceduto all’ospedale Santa Maria della Misericordia a 17 anni. E non si fermano neanche dopo che il gip di Perugia ha respinto l’opposizione alla richiesta di archiviazione, del procedimento avviato in seguito al decesso: sono otto i medici indagati. “Chiediamo al procuratore generale Sergio Sottani di occuparsi del caso di nostro figlio, di prendere in mano la situazione”, dicono i genitori di Alex. Che, nel frattempo, dopo la decisione del gip, hanno presentato altre quattro denunce.

Il ragazzo era stato ricoverato al Santa Maria della Misericordia i primi di febbraio 2020 per curare una leucemia linfoblastica a cellule B. Si erano susseguiti quattro cicli di chemioterapia. L’11 marzo, poco più di un mese dopo il ricovero, Alex era morto. Ed è proprio sulle cause della morte che i periti del giudice e quelli della famiglia non si trovano d’accordo. Secondo gli esperti nominati dal gip, il 17enne soffriva di angiodisplasia congenita: una patologia che “indebolisce“ i vasi sanguigni dell’intestino e che avrebbe peggiorato i sanguinamenti dovuti alla chemio. I consulenti della famiglia sostengono, invece, che il povero Alex (come afferma anche l’ultima perizia depositata e firmata dal direttore del reparto di Diagnostica per immagini dell’ospedale di Pesaro) sarebbe morto per gli effetti della mucosite chemioindotta. Da parte sua il gip, nel provvedimento di rigetto dell’opposizione all’archiviazione, aveva sottolineato come “la scelta operata, tenuto conto dei dati a disposizione dei medici” è stata “corretta” e “non vi è prova certa della riconducibilità del sanguinamento che ha portato al decesso all’ultima somministrazione di chemioterapia”.

“Non ci spieghiamo come questo sia possibile – è il cruccio della famiglia –: come possono i periti arrivare a conclusioni tanto diverse? Alex non era affetto da angiodisplasia, ce lo dicono le tante perizie che abbiamo in mano e che abbiamo depositato agli atti dell’inchiesta. Non ci daremo pace finché non sapremo perché nostro figlio è morto, perché ad Alex è stato negato il futuro, perché avrà diciassette anni per sempre”.