Castiglione del Lago, 19 maggio 2020 - Piero Bricca pescava per amore e per passione, settantenne, ormai da tempo in pensione come ex maresciallo del corpo di Polizia Provinciale, era tornato a quel passatempo che da ragazzo aveva svolto come primo mestiere. Da molte settimane non usciva in barca, ma ieri è andato alla cooperativa la Stella di Panicarola di cui non aveva mai smesso di essere socio per catturare qualche pesce da portare a casa per i nipoti.
La sorte malevola lo ha colto di sorpresa, forse un malore o una caduta in acqua accidentale (sarà l’autopsia già fissata dal magistrato di turno a chiarire i contorni) sta di fatto che intorno a mezzogiorno i suoi compagni hanno avvistato all’orizzonte una sagoma scura, era la barca di Piero, rovesciata, che viaggia alla deriva. Scattati i soccorsi a trovarlo sono stati proprio i suoi compagni, il corpo senza vita era stato trascinato dalla corrente a qualche centinaio di metri all’imbocco del canale Anguillara. Sul posto i carabinieri, il 118, la protezione civile e i vigili del fuoco, ma nulla ha potuto evitare questa tragedia che ha sconvolto la comunità dei pescatori.
«Siamo una famiglia» , l’addolorato commento del presidente Ivo Bianconi, "troppi amici stiamo piangendo". E c’è un doppio filo nero che collega tra loro le morti in acqua dei pescatori del Trasimeno, una coincidenza scura che ha già visto ingoiate dal lago le vite di Ugo Baiocco e Arnaldo Budelli i due cognati pescatori che rinvennero il corpo del medico perugino e che riporta con la mente al 1985 quando chiunque avesse un mezzo acquatico partecipò alle ricerche del corpo di Francesco Narducci. Nei verbali di quel lungo processo collegato per anni all’inchiesta sui delitti del mostro di Firenze c’è anche il nome di Piero Bricca, all’epoca poliziotto provinciale delle acque. «La notte stessa della scomparsa di Francesco Narducci – disse Bricca agli inquirenti – trovammo la barca, poco dopo la mezzanotte" nel canneto del lato sud ovest dell’isola Polvese, con le chiavi ancora inserite ed il cambio in folle, e ancora "ricordo anche che nei giorni seguenti i familiari di Narducci fecero venire dei maghi e anche una donna che ospitai sulla mia motovedetta. Usarono dei pendolini e altri accessori magici". "Ho ancora davanti agli occhi l’immagine del corpo", disse l’ex maresciallo alla polizia nel 2002.