Nessuna violenza nei confronti della ex fidanzata, anche nella sfera intima c’è sempre stato il consenso della ragazza. Così Rudy Guede si sarebbe difeso di fronte al gip di Viterbo nel corso dell’udienza di convalida del provvedimento di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico che è stato disposto nei suoi confronti il 6 dicembre su richiesta della Procura di Viterbo che aveva ipotizzato, inizialmente, gli arresti domiciliari. Il 36enne di origini ivoriane, già condannato per l’omicidio di Meredith Kercher nel 2007 a Perugia, avrebbe aggiunto di non aver "mai costretto la fidanzata a rapporti". L’ex compagna 23enne, al contrario, lo accusa di violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni. Rudy Guede avrebbe spiegato che nel corso della relazione ci sarebbero state discussioni "da fidanzati", "normali", mai violenza. Una relazione fatta di "alti e bassi", dalla quale avrebbe voluto allontanarsi. Questa la sua versione dei fatti. La procura di Viterbo contesta al 36enne, in seguito alla denuncia dell’ex fidanzata alla squadra mobile, la violenza e le lesioni. Guede, l’unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, 16 anni con rito abbreviato, è uscito dal carcere lo scorso giugno dopo aver scontato circa 13 anni di detenzione. Secondo la sentenza, diventata poi definitiva, il giovane ivoriano avrebbe ucciso, in concorso con ignoti, la studentessa inglese. Lo stesso Guede, inizialmente scappato e rintracciato in Germania, aveva ammesso di trovarsi sul luogo del delitto, ma di essere estraneo all’omicidio.
Una ricostruzione non accolta dai giudici. Con lui sono stati indagati, quindi inizialmente condannati e poi definitivamente assolti, Amanda Knox, inquilina della vittima, e Raffaele Sollecito. Dopo quasi 4 anni di carcere, i due erano usciti e da liberi hanno ottenuto la definitiva assoluzione. Per Amanda rimane la condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, da lei accusato. Calunnia sulla quale, dopo la decisione della Cassazione e un pronunciamento della Corte di diritti, si dovranno pronunciare nuovamente i giudici di Firenze.